martedì 28 maggio 2019

JE SUIS ITALY: UNA NAZIONE SENZA RADICI (E NON SOLO)

RUBRICA DI OPINIONE
"Agorà: Piazza di discussione"



Dopo mesi di campagna elettorale, manifesti incollati sui muri (talvolta abusivamente), comizi in lungo e in largo, selfie e strette di mano di qua e di là, finalmente si sono concluse le elezioni europee, portando alla luce un 34,3% per i sovranisti della Lega, classificando – dunque - il partito di Matteo Salvini al primo posto del podio. Arrivati sino a questo punto, però, al Ministro dell’Interno tocca abbandonare le divise e aggiustarsi il nodo della cravatta, per convincere Bruxelles sulla famosa legge di bilancio e flat tax da portare in Italia. Rimanendo sempre sul tema economico, in molti desta malumore e rabbia un fenomeno parecchio discusso, su cui si svilupperà il seguente articolo: il plagio del Made in Italy. 
Voglio stendere questo scritto in modo un po’ diverso dal mio solito, meno statistiche e tono giornalistico: voglio scrivere in modo da trasportarvi in questo bellissimo ma al tempo stesso triste viaggio. Iniziamo. 
Immaginate di trovarvi sui marciapiedi della vostra città. Mentre state camminando, passa accanto a voi una donna bellissima. Inutile dire che solitamente, in questi casi, ci si gira e poi si commenta, ma questa volta rimanete immobili; lei vi passa accanto ma non riuscite a girarvi e a dire nemmeno “a”, dinnanzi a quella bellezza idilliaca. Stregati. Vi si muove vicino, lungo il marciapiede, e ad ogni uomo che sfiora gli lascia nell’aria un dolce profumo, accompagnato dalle movenze leggere dei capelli per via del lieve vento. La donna si allontana di un po’, e vi risvegliate, girandovi all’unisono con le altre “vittime” di tale visione. Ormai la figura è sbiadita, ma in lontananza si riesce ad intravedere quel lungo e splendido vestito verde, bianco e rosso che indossava… Tra di voi, però, c’è qualcuno che non si limita ad osservare, ma a pensare malignamente: la donna dai capelli lunghi è troppo bella, desta invidia. Inizia l’inseguimento. La signorina viene bloccata, e man mano privata di tutto ciò che le appartiene… Gli aggressori scappano altrove, e con debolezza la figura femminile cerca di alzarsi. E’ in piedi, ma barcolla. Il problema è che barcollerà per anni…
Bene, in questo breve testo vi ho narrato lei, Italia. Il mio Paese produce i migliori capi vestiari, vantando stilisti invidiati da tutti (Giorgio Armani, Valentino, Gianni Versace, Miuccia Prada, Guccio Gucci e ne potrei elencare un’infinità). Il mio Paese è autore delle auto più belle e ricche di stile (Ferrari, Lamborghini, Maserati). Il mio Paese lavora vini tra i più pregiati al mondo (Valpolicella, Montepulciano, Cannonau, Barolo). Il mio Paese mette a tavola i formaggi e gli insaccati più prelibati che ci siano. Il mio Paese, però, come nel mio piccolo racconto, piace tanto, troppo. Teoricamente sarebbe un bene, è vero, ma il problema è che nella pratica la mia Nazione è stata soggetta a invidie che le hanno portato stupri, violenze e insulti di tutti i generi. La sfortuna dell’Italia è che fino a questo momento non ha mai avuto nessuno che si interessasse realmente a lei, e i primi a farlo sono stati gli italiani stessi. Ci guardano tutto con arroganza, superbia, prepotenza, e invidia. Tutto, dal cibo ai monumenti. Certo, non tutti coloro che vengono in Italia o la osservano dall’estero hanno intenzioni malevole, anzi, la ammirano e la guardano con i cuori agli occhi. Il punto è che i primi a farlo dovrebbero essere gli italiani. Io dico sempre che l’Italia ha tutto ciò che una Nazione possa avere di bello, ma che col passare del tempo si è trovata abitata da gentaglia che ha venduto gran parte dei suoi beni, e che quei pochi rimasti non li apprezza. In rete circolano foto di “Parmesan dolce”, che dovrebbe riprodurre il nostro parmigiano reggiano, foto di “Perisecco”, che dovrebbe riprodurre il noto Prosecco italiano. Ci riderei anche su, un po’ come lo si fa quando si vedono le scarpe Nike contraffate con il nome Kine, ma quando si viene a conoscenza che il mercato della contraffazione del Made In Italy priva il Bel Paese di 32 miliardi di euro annui, beh, c’è poco da ridere. 
Ecco, io spero caldamente che con questa “nuova” Europa il “Prodotto in Italia” venga tutelato maggiormente, favorendo una corretta esportazione e magari, chi lo sa, una piccola crescita del Paese… Sogno troppo? Forse sì, ma desidero una volta per tutte che poesie come “All’Italia” di Leopardi e “L’Italia è ancora come la lasciai” di Goethe non siano più attuali, ma semplici pilastri letterari del passato. 

Aldo Maria Cupello 
aldocupello6@gmail.com




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