martedì 25 giugno 2019

IL MONDO CHE CI CIRCONDA È POLITICA

RUBRICA DI OPINIONE

"Agorà: Piazza di discussione"



L’articolo di oggi non sarà di commento ad un fatto di cronaca, non avrà lo scopo di descrivere quanto l’Italia stia perdendo sempre di più la propria “italianità”, bensì tratterà una tematica molto importante e cara a me medesimo: la politica. E lo farà in un modo molto semplice, senza termini eruditi, senza giri di parole e senza ammorbanti dati statistici.  Ci sarà solo un pizzico di rabbia, lo ammetto. Buona lettura. 

Spesso si usa come via di fuga un “eh, ma i politici sono tutticorrotti” per non seguire il mondo politico, e si arriva alla maggiore età mettendo una crocetta a caso sul partito che ha il logo più simpatico; la cosa buffa è che le stesse persone, in seguito, si lamentano di chi hanno mandato al potere il giorno prima. Molti, allo stesso tempo, trovano divertente, trovano esuberante e trasgressivo andare nei seggi elettorali per disegnare faccine sulle schede, fare gli aeroplanini con quelle facsimile e attraversare la tenda per stare giusto due minuti in più a girarsi i pollici nella cabina… Il problema però è il dopo. 
La politica alla fine richiede passione e interesse, e di certo non a tutti può coinvolgere allo stesso modo, c’è chi conosce perfino quanti “spicci” ha Berlusconi nella cassaforte e chi non sa nemmeno chi sia il nostro Presidente della Repubblica. Naturalmente ambedue gli eccessi non vanno bene: nel primo si rischia un esaurimento nervoso a sentire ogni sera quattro giornalisti gridare sopra la voce dell’altro sul programma politico di turno, nel secondo - oltre a dimostrare alta ignoranza e menefreghismo – si rischia di essere manipolati dal più “sperto” (come si usa dire nella mia città) che ci passa vicino. Adesso arriviamo al pezzo forte, che mi farà sicuramente risultare antipatico per alcuni: cos’è che mi dà rabbia? L’indifferenza. Personalmente odio l’indifferenza. Soprattutto quando questa proviene da ragazzi giovanissimi, miei coetanei, in procinto di compiere diciotto anni e quindi l’età per votare, coloro ai quali rivolgo ogni singola parola di questo articolo. Però, indifferenza per cosa? In questo caso per la bellissima forma, secondo me, di ars oratoria che è la politica poiché è impressionante come si riesca a coinvolgere persone che non ti conoscono pienamente a votarti, è impressionante come – se nelle mani giuste – riesca a migliorare le vite delle persone ed è altrettanto impressionante come possa rappresentare un popolo alla perfezione, o quasi. Tuttavia essa non è solamente affascinante, quanto talvolta riprovevole, ma di vitale importanza. E no, non sono esagerato. Va benissimo il fatto che nella vita non si voglia diventare un’opinionista, un politico, un giornalista, ruoli nei quali una buona conoscenza della politica è ovviamente fondamentale, ma non va per niente bene l’astenersi completamente da una realtà che è più vicina di quanto potremmo pensare. 
Direte “Ma che me frega a me di quelli in giacca e cravatta– adesso vanno di moda le divise – che altro non fanno che rubarci i soldi”“tutta questa importanza non ce la vedo, ci fregano come vogliono e stanno sulle poltrone a non fare niente”. Quest’ultimi due esempi che ho riportato rappresentano gran parte del pensiero comune che si sviluppa quando si sente la parola “politico”, e che ho sentito in prima persona. Inutile dire che si tratti di opinioni non proprio corrette; la politica non è certo il mondo di Heidi, anzi, ma ciò non deve e non può giustificarne il disinteresse a riguardo. Troppo spesso si sentono i soliti pregiudizi, troppo spesso se ne lavano le mani, troppo spesso si esce da questi argomenti parlando di altro, troppo spesso si china la testa sullo smartphone e si rimane menefreghisti al mondo che ci circonda. Perché sì, la politica è il mondo che ci circonda, per questo è importante e per questo bisogna interessarsene, sia per arricchire il proprio bagaglio culturale, e – cosa più importante - sia per avere gente competente al governo della nazione o della propria città. E il che non può che portare benefici a tutti. 
Fermatevi a pensare un attimo, e riflettete su ciò che ho scritto precedentemente: “La politica è il mondo che ci circonda”. Non vi torna qualcosa? Non siete pienamente d’accordo o non riuscite a pensare, al momento, a come possa esserlo? Bene, osservate l’apparecchio elettronico che state usando per leggere questo articolo, smartphone, computer, tablet e chi più ne ha più ne metta… Non importa di quale marca faccia parte, ma poniamo il caso che ad un nostro politico giri di chiudere i rapporti commerciali tra l’Italia e, per esempio, l’azienda miliardaria “Apple”. Lo si può benissimo fare, creerebbe disappunti e carenze economiche ma si potrebbe attuare se solo si volesse, basti pensare al caso del Presidente USA con la multinazionale “Huawei” di Guangdong, in Cina. Casomai non bastasse, riportiamo un altro esempio, magari ancor più vicino a noi: il sabato sera siamo soliti passeggiare sul corso principale della nostra Città, ma se l’amministrazione comunale decidesse di radere al suolo la via pedonale per far percorrere una strada per il passaggio di veicoli? Anche questo è attuabile, e anche in questo caso subiremo un cambiamento non tanto indifferente nelle nostre vite e abitudini, per mano della politica. E non vado oltre perché di esempi ce ne sarebbero davvero a bizzeffe.  
Sia chiaro, io non mi ergo a grande conoscitore sociale e politico, a professore di scienze politiche, o a chiunque sia esperto in questo campo; semplicemente sono un ragazzo di diciassette anni, quasi diciotto, che improvvisamente ha iniziato ad interessarsi di ciò che gli accadeva attorno. L’invito che voglio fare a coloro che vacillano sulle proprie idee politiche, o che non ne posseggono una, è di leggere. Leggere tanto. So che per alcuni può risultare un pratica seccante, stancante, priva di emozioni forti, ma aiuta moltissimo ad elaborare un proprio pensiero, e già solo per questo ritengo valga la pena spendere venti minuti su una poltrona con un buon libro. Non volete avere libri in mezzo ai piedi? Vi annoia spendere una decina d’euro, o magari non potete materialmente raggiungere una libreria? Anche qui non c’è nessun problema. Siamo nel 2019, e gran parte di ciò che ci serve è rinchiuso in una “mattonella” da sei pollici che abbiamo in tasca ogni giorno, ogni istante; tirate fuori il telefono, ma questa volta non per scattare selfie, bensì per cercare e trovare in neanche 10 secondi la parola “notizie” o “politica” su Google, e vi si aprirà un mondo vastissimo, dai fatti nazionali a quelli locali. In questa era i mezzi li abbiamo tutti, non ci sono più scuse per giustificare la propria ignoranza riguardo un qualcosa di comune conoscenza, e tantomeno non è possibile dire “eh, ma non ho proprio tempo per leggere ste cose”. A sì? In un giorno abbiamo 24 ore, leviamo circa 8 di sonno e siamo a 16, dunque avete 960 minuti a disposizione per fare esattamente ciò che volete. Per arricchire le vostre conoscenze, bastano 20 minuti su un libro o 5/8 su una notizia online; arriverete ad ottenere 940 minuti, tirando le somme 15 ore e mezza libere. Penso si tratti di un buon compromesso, no? Allora mettiamo da parte tutte le scuse possibili e inimmaginabili, facciamo un piccolo sforzo e interessiamoci di un qualcosa di veramente importante, tanto da poterci migliorare la vita o peggiorarla drasticamente (vedi caso Grecia), facciamolo per noi e per la comunità, facciamo valere noi giovani e riportiamo alla luce quel futuro tanto bello che si professava una volta. 

“Non dubitare mai che un piccolo gruppo di cittadini coscienziosi ed impegnati possa cambiare il mondo. In verità è l’unica cosa che è sempre accaduta.”
-Margaret Mead

Aldo Maria Cupello 




mercoledì 12 giugno 2019

MANIFESTARE SÌ, MA NEI LIMITI DELLA LEGGE

RUBRICA DI OPINIONE
"Agorà: Piazza di discussione"



Siamo nel nuovo millennio, e negare la presenza di gay et cetera o non condividere l’omosessualità e le conseguenti coppie sarebbe qualcosa sulla quale discutere e confrontarsi dettagliatamente. Sono ormai numerosissimi, infatti, i cosiddetti “Gay Pride”, letteralmente “orgoglio gay” ovvero manifestazioni alle quali possono unirsi tutti coloro che si rispecchiano nel mondo omosessuale (per spaziare ad altre forme), con lo scopo di scendere nelle piazze per far valere i propri diritti. Nulla di sbagliato, ma il problema quando sorge? Nel momento in cui i piazzali che occupano vengono vandalizzati, le forze dell’ordine derise, i ministri insultati e le famiglie composte da madre e padre classificate come “medioevali” e “retrograde”. 
Naturalmente non si fa di tutta l’erba un fascio, per carità, c’è chi manifesta civilmente e con quattro piedi in una scarpa, ma quello che non riesco a spiegarmi sono invece i numerosi episodi di violenza e di perdita del “buon costume”. Già, buon costume… No, non è né una parolaccia né una locuzione che ho ideato io, ma un qualcosa che esiste da tempo e – pensate un po’ – si inseriva anche nella vita quotidiana. Purtroppo ho dovuto usare il passato, proprio perché il decoro sembra essersi perso via via con l’avvento del progressismo, da molti preso troppo alla lettera, lasciandosi travolgere da un’ondata di eccitazione per il nuovo ma senza avere neanche un salvagente per salvaguardare il vecchio; ciò sta accadendo ed è accaduto, mio malgrado, nei molteplici Pride. 
Spesso infatti troviamo uomini che girano per strada con solo gli slip, altri che portano al guinzaglio gli amici di parata, chi si bacia in maniera spinta davanti le telecamere, e chi si ricopre il corpo di organi sessuali maschili (o viceversa) di gomma... Ma l’avvenimento che mi ha colpito di più è stato quello a Bolognadi qualche giorno fa, in cui una ex consigliera comunaledella città ha indossato una t-shirt con la scritta “Frociaria di Stato”, utilizzando il font e i colori di istituto. Come se non bastasse, al suo fianco riconosciamo una Senatrice della Repubblica, pronta ad appoggiare il chiaro affronto no sense alla Polizia di Statosulla maglietta dell’attivista LGBT. Questo atto può essere catalogato tranquillamente come villipendio alla Polizia di Stato, e non trovo nessuna motivazione valida a compiere questo gesto; perché storpiare una forza dell’ordine per poi inserirla in un Gay Pride? L’esibizione di tale indumento porterà ad una maggiore tutela della categoria LGBT? Non credo proprio, anzi, va ancor di più ad alimentare menti omofobe.
Non sono nessuno per giudicare ma, secondo il mio modesto parere, le proprie idee si possono benissimo portare avanti in modo civile, rispettando la legge e chi la serve, ed evitando veri e propri show mediatici come questi. Nell’età dei lumi, nell’Ottocento, nel Novecento abbiamo assistito a numerosissime parate e proteste, mi vengono – per esempio – in mente le Suffragetteagli inizi del ventesimo secolo: non mi sembra che quelle donne siano scese in strada insultando gli uomini, i politici e le forze dell’ordine, eppure hanno ottenuto grandissimi risultati di cui ancora oggi noi usufruiamo. Ecco, allora perché attualmente tutto ciò si compie? Perché bisogna per forza di cose rendersi ridicoli, offendere, insultare, aggredire, vandalizzare per far emergere i propri ideali? Perché dobbiamo lanciare pietre addosso ai poliziotti per far capire il nostro dissenso? Perché dobbiamo, ogni sacrosanta volta, abbaiare contro chi non la pensa come noi, invece di accettare semplicemente che si possa trattare di opinioni differenti? Non voglio fare il Mahatma Gandhi della situazione, ma mi chiedo solamente come mai – pur essendo un popolo tanto avanzato – finiamo sempre in “caciara” tutto ciò che portiamo avanti. Non ho nulla contro la comunità LGBT, sia chiaro: per me l’importante è che sia presente amore vero in una coppia, non mi interessa se omosessuale o eterosessuale. Mi sto riferendo principalmente a tutti coloro che, però, estremizzano ed esternano eccessivamente il proprio orientamento sessuale, talvolta andando proprio ad infrangere la legge; c’è proprio questo bisogno irrefrenabile di baciarsi passionatamente davanti una telecamera nazionale per far valere il proprio io e i propri ideali? Non credo, piuttosto scenderei io stesso proprio in piazza ad appoggiarli se la maggior parte di loro manifestasse in maniera consona e rispettosa… Magari indossando semplici abiti che richiamino i colori simbolo arcobaleno, magari gettando nell’immondizia i cartoni di succhi pro LGBT che lasciano volentieri ai piedi della statue, magari esprimendo la propria idea con cartelli che dimostrano - giustamente- rabbia ma al tempo stesso educazione, magari evitando di “parodizzare” per il semplice gusto di farlo chi ci difende ogni giorno rischiando la propria vita… Già, magari… 
Come sempre, fateci sapere la vostra! 


Aldo Maria Cupello 






martedì 11 giugno 2019

AVEVAMO RAGIONE NOI ... PER FORTUNA!

Carissimi, 




             siamo felici di raggiungervi nuovamente con queste poche righe per comunicarvi che i tecnici di Instagram, dopo aver accertato che effettivamente non ci fosse nessuna violazione delle normative previste, si sono scusati per la sospensione della pagina provvedendo alla riattivazione immediata della stessa.

Dunque, siamo felici di comunicarvi che continueremo a condividere domande, riflessioni e opinioni anche su questo social. 

A quel simpatico fratello o sorella che ci aveva segnalato mandiamo un forte abbraccio senza rancore e con il sorriso sulle labbra. 

Ad ogni modo ... corre il piacevole l'obbligo di ringraziare tutti quelli che in queste ore - e non siete stati pochi - pubblicamente o privatamente ci hanno fatto pervenire la loro solidarietà ed il loro incoraggiamento. 

Grazie di cuore!



La Redazione





lunedì 10 giugno 2019

UNA CENSURA CHE GENERA TRISTEZZA, MA CHE NON PUÒ FERMARCI




Carissimi, 


      con non poco dispiacere vi raggiungiamo tramite queste righe per informarvi riguardo alla sospensione della nostra pagina Istagram, inaugurata nemmeno qualche mese fa. 

Il profilo pare sia stato disabilitato a seguito di una segnalazione anonima riguardo - probabilmente - ad un articolo pubblicato. Per il momento non ci è dato di sapere altro. 
Nel frattempo ci stiamo già muovendo per fare i dovuti “reclami” e chiedere ulteriori spiegazioni, nella speranza di vedere riattivata quanto prima la nostra pagina. 
Se ciò non dovesse essere, ne creeremo una nuova.

Inutile sottolineare che questo fatto genera in noi molta tristezza
Ci sono tante pagine violente, irrispettose e aggressive che non vengono toccate minimamente, mentre la nostra, che aveva il solo scopo di condividere delle riflessioni, è stata bloccata. Ci sarebbe tanto da riflettere riguardo alla tanto decantata "libertà di pensiero", ma non è questa la sede, né il momento.

Ad ogni modo noi, forti del vostro sostegno (nell’ultimo mese abbiamo ricevuto 2400 visualizzazioni circa, mentre il gruppo Facebook ha quasi raggiunto i 2000 iscritti), andiamo avanti, consapevoli come siamo, che condividere idee, pensieri, riflessioni è davvero un'importante strada per crescere alla quale non possiamo e non vogliamo rinunciare.

Siamo certi di non essere soli. 
Grazie a tutti.



La Redazione







mercoledì 5 giugno 2019

TUTTO A POSTO E NIENTE IN ORDINE

RUBRICA DI OPINIONE
"Agorà: Piazza di discussione"



Eccoci, ci risiamo; un altro articolo riguardo l’Italia. Probabilmente vi starete annoiando a sentirmi parlare spesso di questa Nazione, però non riesco a stare zitto. E’ più forte di me. Quando sento determinati avvenimenti, che pongono le loro radici proprio nel mio Paese, rimango sconcertato. Sono solito parlare bene dell’Italia, descriverne tutti gli aspetti positivi, talvolta quelli negativi, ma oggi ho deciso di soffermarmi non sul solito Made in Italy, su quanto siano buoni i prodotti italiani o su come si presentino i nostri paesaggi, ma su un argomento riprovevole
La mia espressione, mentre sto scrivendo, è diversa; lo sento. In questo momento non ho più gli occhi a cuoricino mentre parlo della mia Italia, non sono più estasiato bensì arrabbiato e deluso. “Arrabbiato”, perché? Perché dinnanzi a tanto menefreghismo quanta indifferenza, di gran parte del popolo italiano, non posso che esserlo. “Deluso”, perché? Perché man mano sto perdendo fiducia nella classe politica e nella gente del popolo, e non ce l’ho con le povere persone che non hanno potuto istruirsi e che quindi non presentano una loro idea concreta e fondata, me la sto prendendo con chi –in realtà- non doveva essere proprio nei miei pensieri: avvocati, medici, ingegneri, magistrati, giornalisti… Insomma, gente che come minimo al giorno d’oggi deve possedere almeno una laurea. Tuttavia quest’ultima, evidentemente, a molti non basta per garantire l’assenza di un inquinamento intellettuale nella loro persona. 
Dunque, perché vi sto parlando di queste mie emozioni? O meglio, per quale motivo nascono? 
Bene, il tutto riguarda la vicenda dell’illustre colonnello dell’Arma dei Carabinieri: Sergio De Caprio. Probabilmente molte persone non sapranno neanche chi sia, ma se vi dicessi “l’uomo che arrestò Totò Riina”? Esattamente. “Capitano Ultimo”, pseudonimo di De Caprio, insieme ai suoi uomini mise materialmente le manette il 15 gennaio 1993 a Salvatore Riina, ciononostante è visibilmente un uomo come tutti, non si eleva a salvatore della patria, non vanta i suoi numerosi grandi arresti ed è felicemente disposto a viaggiare per parlare della sua avventura nelle scuole e nelle piazze di tutta Italia (“Abbiamo solo fatto il nostro lavoro, ma noi non siamo nessuno, siamo al servizio della comunità”, sostiene Ultimo).Ma c’è un “ma”, un “ma” grosso quanto una casa, che è quello che mi ha spinto a scrivere questo articolo. Direte “E allora che problema c’è? Ha arrestato uno dei più potenti boss italiani… E’ ai piani alti dell’Arma…  Sicuramente è protetto da tutti e tutto. Fa la bella vita”, beh non proprio. Come si evince anche dal recentissimo libro-inchiesta di Pino Corrias“Fermate il Capitano Ultimo!”, il carabiniere è stato condannato a morte –naturalmente- dai mafiosi, in primis da ProvenzanoBagarella, che ancora oggi vive clandestino; è odiato dagli inquisiti, visto di cattivo occhio dalle alte gerarchie dei carabinieri e della politica; è stato accusato di aver inscenato la cattura di Riina; è stato accusato di non aver perquisito la villa del mafioso di Corleone, dando tempo alla criminalità complice di ritirare ogni indizio utile per le indagini; lo hanno accusato di aver danneggiato gli affare di Finmeccanica, arrestando il suo titolare; lo hanno accusato di aver attaccato la Lega di Bossi, Maroni e Salvini e di aver complottato contro Matteo Renzi. Lo hanno accusatoè questo che deve far riflettere, invece di assecondare chi lo attacca.  
Non è una novità che chi parla e agisce troppo viene soppresso, ciò risale fin dall’Età Augustea, dunque mi chiedo: è una caratteristica dell’italiano o dell’uomo in generale quella di ripudiare chi fa del bene per la comunità? Capitano Ultimo è uno degli eroi semi dimenticati, ma perché lo si vuole far dimenticare, lo si vuole mettere da parte. Siamo forse l’unico Paese che invece di elogiare e gratificare chi ci salva il fondoschiena, decide di condannarlo, criticarlo e – nei casi più eclatanti – farlo fuori. Precedentemente ho citato classi abbienti della società, poiché contrariamente a quanto dovrebbe essere sono proprio i più colti (ovviamente non si fa di tutta l’erba un fascio) che attaccano maggiormente Ultimo vedendolo come un impostore, un vile, un qualcuno di corrotto e vicino ad ambienti loschi (si pensa facilmente che l’arresto di Totò Riina sia stato architettato dal Capitano in collaborazione con le cosche avversarie, quindi per favoreggiarle levando dalla circolazione un grande rivale). In questi casi, allora, mi viene da pensare che la cultura l’abbiano trovata nell’uovo di pasqua di una sottomarca.
Il trattamento che si pone a De Caprio è tutt’altro che normale e democratico, e si ha il coraggio di difendere ciò. Il colonnello, dopo un passato nei Ros, nel Noe e nei Servizi, oggi è stato retrocesso ad un impiego presso i Carabinieri forestali, nel Reparto biodiversità e parchi. Non può ricevere telefonate dirette né farle. Non riceve automaticamente incarichi di un certo livello, come una volta. Passa le giornate chiuso in un ufficio, perché è pur sempre un obiettivo sensibile. E nonostante l’ultimo punto, i colletti bianchi all’Ufficio centrale interforze per la sicurezza personalesi divertono a mettergli e togliergli la scorta. 
Il grande problema è che chi decide di entrare a contatto con la criminalità organizzata va avanti e riesce pure a raggiungere posti di privilegio. Chi, invece, si schiera dalla parte opposta e cerca di battersi contro il grande mostro che è la mafia, spesso – come in questo caso – si  vede chiuse le porte in faccia da magistrati, Capitani, Commissari e chi più ne ha più ne metta, giungendo a ruoli marginali o addirittura ad essere licenziati. Rimanendo solo.
Dunque, per concludere, cosa resta da fare? In primis, proprio come sostiene Capitano Ultimo, porgere fiducia e strumenti alla scuola, “ultima frontiera, l’ultimo luogo in cui si può costruire e non abbattere”.Successivamente, grazie ad una cultura fondata e consapevole, scegliere quale strada intraprendere: quella dello spettatore, che osserva le vicende, sta nella legalità, ma vive nel silenzio quando si toccano questi fatti; quella combattiva, che si sviluppa proprio grazie ad imprese come quelle del colonello De Caprio, di Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Peppino Impastato, Don Pino Puglisi, volta a debellare quei privilegi che il mafioso detiene sulla società contemporanea, volta ad estinguere questa grande macchia nera che è la mafia, autrice dello stereotipo che più caratterizza noi italiani, autrice di omicidi barbari di donne, uomini e bambini, autrice di un buio passato e di un presente da assimilare per poi usare contro questa bestia per creare un futuro nuovo e radioso, dove tutto ciò che successe dovrà essere raccolto, fatto studiare e ricordato solo come un brutto periodo da non ripetere. Ebbene, io persone come Capitano Ultimo che portano avanti questa nobile missione, non le criticherei, non le insulterei, non le emarginerei ma, non so voi, le proteggerei e le farei andare avanti una volta per tutte; allora svegliatevi, interessatevi di queste cose e parlatene a voce alta, fatelo per dare un futuro migliore a voi stessi e ai vostri figli, fatelo in onore a persone come i sopracitati eroi e fatelo per rispetto di chi non c’è più ma che avrebbe voluto una giustizia reale ed efficace. 

“C’è un sacco di gente che fa il carabiniere per avere un po’ di potere. Io l’ho fatto per la ragione opposta: restituirlo alla gente, seguendo un solo principio, quello che la legge è uguale per tutti.”
– Capitano Ultimo, Sergio De Caprio

Aldo Maria Cupello 
aldocupello6@gmail.com