mercoledì 12 giugno 2019

MANIFESTARE SÌ, MA NEI LIMITI DELLA LEGGE

RUBRICA DI OPINIONE
"Agorà: Piazza di discussione"



Siamo nel nuovo millennio, e negare la presenza di gay et cetera o non condividere l’omosessualità e le conseguenti coppie sarebbe qualcosa sulla quale discutere e confrontarsi dettagliatamente. Sono ormai numerosissimi, infatti, i cosiddetti “Gay Pride”, letteralmente “orgoglio gay” ovvero manifestazioni alle quali possono unirsi tutti coloro che si rispecchiano nel mondo omosessuale (per spaziare ad altre forme), con lo scopo di scendere nelle piazze per far valere i propri diritti. Nulla di sbagliato, ma il problema quando sorge? Nel momento in cui i piazzali che occupano vengono vandalizzati, le forze dell’ordine derise, i ministri insultati e le famiglie composte da madre e padre classificate come “medioevali” e “retrograde”. 
Naturalmente non si fa di tutta l’erba un fascio, per carità, c’è chi manifesta civilmente e con quattro piedi in una scarpa, ma quello che non riesco a spiegarmi sono invece i numerosi episodi di violenza e di perdita del “buon costume”. Già, buon costume… No, non è né una parolaccia né una locuzione che ho ideato io, ma un qualcosa che esiste da tempo e – pensate un po’ – si inseriva anche nella vita quotidiana. Purtroppo ho dovuto usare il passato, proprio perché il decoro sembra essersi perso via via con l’avvento del progressismo, da molti preso troppo alla lettera, lasciandosi travolgere da un’ondata di eccitazione per il nuovo ma senza avere neanche un salvagente per salvaguardare il vecchio; ciò sta accadendo ed è accaduto, mio malgrado, nei molteplici Pride. 
Spesso infatti troviamo uomini che girano per strada con solo gli slip, altri che portano al guinzaglio gli amici di parata, chi si bacia in maniera spinta davanti le telecamere, e chi si ricopre il corpo di organi sessuali maschili (o viceversa) di gomma... Ma l’avvenimento che mi ha colpito di più è stato quello a Bolognadi qualche giorno fa, in cui una ex consigliera comunaledella città ha indossato una t-shirt con la scritta “Frociaria di Stato”, utilizzando il font e i colori di istituto. Come se non bastasse, al suo fianco riconosciamo una Senatrice della Repubblica, pronta ad appoggiare il chiaro affronto no sense alla Polizia di Statosulla maglietta dell’attivista LGBT. Questo atto può essere catalogato tranquillamente come villipendio alla Polizia di Stato, e non trovo nessuna motivazione valida a compiere questo gesto; perché storpiare una forza dell’ordine per poi inserirla in un Gay Pride? L’esibizione di tale indumento porterà ad una maggiore tutela della categoria LGBT? Non credo proprio, anzi, va ancor di più ad alimentare menti omofobe.
Non sono nessuno per giudicare ma, secondo il mio modesto parere, le proprie idee si possono benissimo portare avanti in modo civile, rispettando la legge e chi la serve, ed evitando veri e propri show mediatici come questi. Nell’età dei lumi, nell’Ottocento, nel Novecento abbiamo assistito a numerosissime parate e proteste, mi vengono – per esempio – in mente le Suffragetteagli inizi del ventesimo secolo: non mi sembra che quelle donne siano scese in strada insultando gli uomini, i politici e le forze dell’ordine, eppure hanno ottenuto grandissimi risultati di cui ancora oggi noi usufruiamo. Ecco, allora perché attualmente tutto ciò si compie? Perché bisogna per forza di cose rendersi ridicoli, offendere, insultare, aggredire, vandalizzare per far emergere i propri ideali? Perché dobbiamo lanciare pietre addosso ai poliziotti per far capire il nostro dissenso? Perché dobbiamo, ogni sacrosanta volta, abbaiare contro chi non la pensa come noi, invece di accettare semplicemente che si possa trattare di opinioni differenti? Non voglio fare il Mahatma Gandhi della situazione, ma mi chiedo solamente come mai – pur essendo un popolo tanto avanzato – finiamo sempre in “caciara” tutto ciò che portiamo avanti. Non ho nulla contro la comunità LGBT, sia chiaro: per me l’importante è che sia presente amore vero in una coppia, non mi interessa se omosessuale o eterosessuale. Mi sto riferendo principalmente a tutti coloro che, però, estremizzano ed esternano eccessivamente il proprio orientamento sessuale, talvolta andando proprio ad infrangere la legge; c’è proprio questo bisogno irrefrenabile di baciarsi passionatamente davanti una telecamera nazionale per far valere il proprio io e i propri ideali? Non credo, piuttosto scenderei io stesso proprio in piazza ad appoggiarli se la maggior parte di loro manifestasse in maniera consona e rispettosa… Magari indossando semplici abiti che richiamino i colori simbolo arcobaleno, magari gettando nell’immondizia i cartoni di succhi pro LGBT che lasciano volentieri ai piedi della statue, magari esprimendo la propria idea con cartelli che dimostrano - giustamente- rabbia ma al tempo stesso educazione, magari evitando di “parodizzare” per il semplice gusto di farlo chi ci difende ogni giorno rischiando la propria vita… Già, magari… 
Come sempre, fateci sapere la vostra! 


Aldo Maria Cupello 






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