martedì 8 marzo 2022

Ci rivedremo per l'eternità, caro don Sebastiano!

 


Di don Sebastiano potrei raccontare tante cose.  

Potrei parlare di quando da bambino mi accolse come ministrante, di quando, appena entrato in seminario, alla constatazione di un parrocchiano che diceva “che bello, don sebastiano, un altro ragazzo si fa prete”, rispose con la sua proverbiale fermezza e sobrietà “vediamo se ci arriva”; sobrietà che si trasformò in impazienza quando ormai era quasi giunta l'ora della mia ordinazione, ogni volta che tornavo da un colloquio con il vescovo mi domandava: "Allora? Quando sarà?" con la tenerezza che può fare un bimbo impaziente di gustare uno dei suoi piatti preferiti.


Ancora potrei raccontare i momenti di confronto, di sfogo o, forse, quei momenti di comicità che la sua età con il tempo ci ha spontaneamente regalato. 

 

Tanti sono i pensieri e le parole che mi frullano in testa in questo momento, come quando si finisce di leggere un libro che regala storie capaci di toccare le corde più profonde del cuore. Con Don Sebastiano in effetti si chiude un ciclo, quello del parroco più longevo di Cetraro, quella della mia più piccola infanzia parrocchiale, quella di un uomo che ha saputo essere, pur con i suoi limiti, fedeli fino alla fine.  

 

A don Sebastiano mi legava, mi lega, un affetto particolare, modesto, mai eclatante, perché lui non era un tipo cerimonioso, ma sincero, schietto; un affetto che passava attraverso quello sguardo che gli si illuminava ogni volta che ci incontravamo e quel sorriso che gli riempiva il suo piccolo volto chiaro. 

 

Delle sue virtù certamente quelle che rimangono incastonate nel mio giovane cuore presbiterale ce ne sono senz’altro tre:

 

a)     La costanza. Ogni giorno in Chiesa, fino a quando ha potuto. Disponibile ad ascoltare, consigliare, al confronto. Lo si trovava sempre nel suo ufficio e, se non c’era, era in giro a visitare ammalati o famiglie. Senza fronzoli per la testa. Dedito fino in fondo alla comunità parrocchiale.

 

b)    La fedeltà. Al Signore prima di tutto. Preciso come un orologio svizzero lo si trovava al mattino con il breviario in mano, al pomeriggio con la corona del rosario e poi, dopo messa, di nuovo con il breviario. E alla Chiesa. Mai una parola fuori posto contro uno dei tanti vescovi che ha visto passare, contro uno dei suoi predecessori o successori, nonostante avessero stili totalmente diversi dai suoi. Non ha vacillato neppure quando il vescovo gli ha chiesto di lasciare il suo posto da parroco. Sempre obbediente, disponibile. E, quando ancora era in salute, arrivato il suo co-parroco, ha sempre detto “adesso il parroco è lui”. Mai uno sgarbo, una parola fuori posto, anzi disponibile a collaborare anche quando le decisioni pastorali ridisegnavano lo stile della comunità parrocchiale che lui aveva contribuito a formare. 

 

c)     La Schiettezza. Era un uomo trasparente. Gli si leggeva in volto quel che pensava e, se diceva una cosa, potevi stare tranquillo che non v’erano pensieri nascosti o seconde verità. 

 

Non posso dimenticare le parole che volle dire in preparazione alla mia ordinazione diaconale, mentre lui celebrava il suo anniversario di ordinazione sacerdotale: “Se guardo me e penso a te, vedo un sole che tramonta e uno che sorge”. 

 

Non credo che il paragone che generosamente volle formulare possa reggere per davvero, ma spero di poter fare mie almeno un po’ queste tre virtù che mi ha testimoniato con semplicità e nel silenzio. 

 

Non saprei descrivere il mio stato d’animo. Non mi sento triste, ma quasi felice perché so che lui ha compiuto il viaggio della sua esistenza terrena e che ora contemplerà il volto di quel Dio che ha annunciato e testimoniato.

 

Alla fine, sono contento perché, come nel giorno della mia ordinazione, anche adesso dal cielo terrà le sue mani sulla mia testa per proteggermi, illuminarmi e sostenermi nei giorni che il Signore vorrà ancora donarmi di vivere. 

 

Sono contento per averlo conosciuto e, ancor di più, perché sono certo che un giorno rivedrò quegli occhi sorridenti e quello sguardo affettuoso. Ci rivedremo e sarà bellissimo!


Don Giuseppe Fazio