giovedì 10 gennaio 2019

DIVIDE ET IMPERA: PRIMA GLI ITALIANI!

RUBRICA DI ATTUALITÀ
"Pensare fuori dalle Righe"



Cari amici, 

         mentre in questi giorni, nei pochi momenti di tempo libero, scorgevo la bacheca facebook sono stato preso da un grande dubbio di coscienza. Dinanzi a diversi post, che in sostanza affermavano con una certa violenza che non ci si poteva occupare degli immigrati, mentre i terremotati patiscono il freddo e la neve, mi sono detto: Forse questi non hanno tutti i torni. Forse davvero dovremmo, come alcuni politici insistono, dare priorità prima agli italiani. Forse non dovevo scrivere la riflessione della settimana scorsa, forse questa storia dell’accoglienza sta diventando ideologia proprio come quella della non accoglienza. Forse … Forse … Forse … 

Mentre questi pensieri si agitavano in testa sono incappato, però, in una lettera scritta da una donna nigeriana  e pubblicata da “famiglia cristiana” (http://www.famigliacristiana.it/articolo/lettera-a-salvini-di-un-immigrata-africana-cara-ministro-la-faccia-brutta-la-faccia-ai-potenti-che-occupano-casa-mia.aspx). Penso di dover ringraziare questa donna perché mi ha dato la possibilità di approcciare la questione da un altro punto di vista: quando si è nella sofferenza l’uomo non dovrebbe avere dei primadopo. Si obbietterà: bisogna valutare le risorse, le condizioni, le necessità, le opportunità. Tutto vero. 

Sfugge però qualcosa. La questione degli immigrati in mare (che non è detto debbano essere accolti per forza dall’Italia. Su questo servono delle politiche più intelligenti!) non toglie nulla a nostri fratelli terremotati. Prova ne è il fatto che quel governo che sbandiera il “prima gli italiani” è lo stesso che, almeno da quanto si legge in giro sulle bacheche di tanti ben pensanti, trascura questi fratelli e queste sorelle abbandonati alla neve e al gelo. 

La questione non è ancora chiara. Infatti, sempre sulle bacheche di questi ben pensanti la rabbia per il gelo patito dai nostri fratelli terremotati non viene indirizzata contro il governo attuale, ma contro quelli passati o contro quelli che solidarizzano con i fratelli abbandonati in mare. Ora mi domando: ma non è che questa storia degli immigrati, paragonata con quella dei terremotati, per caso sia una sorta di divide et impera? Non è che la storia delle “priorità” sia solo un modo per giustificare la propria agenda politica, facendo leva sulla pancia degli italiani troppo delusi e arrabbiati? 

Sono domande, per carità, che attendono risposta. Una, però, ce l’ho: abbiamo abbastanza risorse per accogliere chi viene da fuori a causa degli errori della nostra politica occidentale e abbiamo anche le risorse per i nostri fratelli terremotati. Anzi, per quelli dell’Abruzzo, come per quelli dell’Aquila, come per quelli di Messina (ricordiamo che esistono ancora le baraccopoli a distanza di decenni!) sono stati stanziati e forse anche spesi. Chissà, forse … forse … nel modo sbagliato. Ma perché allora al posto di abbaiare contro chi dice che è indegno lasciare un centinaio di persone nel mezzo del mare per giorni interi, non si chiede conto delle risorse fatte sparire, come si è soliti fare in Italia tra appalti, bustarelle, ritardi e parcelle? 

Dicevo una risposta ce l’ho: quando si tratta della sofferenza non esistono prima dopo, dovrebbe nascere spontanea una sorta di compassione (patire insieme) per trovare insieme delle soluzioni.  Invece, pare proprio che qui ci sia chi si diverte ad alimentare divisione.  È interessante che nella Bibbia il diavolo sia propriamente il divisore. Infatti, se egli divide i figli dal Padre e mette i fratelli gli uni contro gli altri, può fare quello che vuole.


Don Giuseppe Fazio




sabato 5 gennaio 2019

Abbiamo smarrito l’umanità e siamo divenuti animali.

RUBRICA DI ATTUALITÀ
"Pensare fuori dalle Righe"



Vi ricordate la scena di quell’uomo che, in preda al panico, in mondovisione, si lancio da una delle due torri gemelle colpite da un aereo dirottato? Era il 2001, avevo appena nove anni. Pensai in quel momento, e lo ripenso ogni volta che rivedo quei fotogrammi, a quanta disperazione quell’uomo deve aver avuto per gettarsi da quell’altezza. Avrà pensato – mi dicevo – che forse avrebbe avuto più possibilità di salvarsi gettandosi nel vuoto.
Quell’anno, quell’attentato toccò il cuore e la storia di tutto il mondo. La causa di tutto era il terrorismo internazionale. Nei mesi successivi sono nate associazioni culturali, comitati, alleanze, per la lotta al terrorismo: per la lotta militare e anche culturale. Da quel 2001 son scaturite diverse guerre. Il nemico cattivo andava distrutto. 

Ieri, a distanza di diciassette anni, mi è sembrato di rivedere quell’uomo. No, certo questa volta non c’entra nulla il terrorismo, non c’è una nazione potente sotto attacco, e la pelle di quell’uomo non è bianca, bensì nera. È un emigrato che, costretto a rimanere sulla nave per diversi giorni, ha pensato di avere più possibilità di vita e di pace gettandosi in mare, a 0°, per raggiungere a nuoto Malta, che distava da lui circa un km. 
Per fortuna questa volta intervenire è stato più facile e l’uomo è stato salvato. 

Non so perché, ma l’associazione delle immagini è stata immediata. Mentre scrivo già immagino le reazioni dei ben pensanti: il primo era un uomo a lavoro, il secondo uno che viene nel nostro paese per rubare, mangiare e bere a spese nostre e per stuprare i nostri figli. Se l’è cercata!

Mentre i nostri politici discutono, mentre la manovra finanziaria pare sia decollata, mentre noi abbiamo consumato i nostri bei panettoni scambiandoci i nostri auguri, nella maggior parte dei casi forse anche superficiali e semplicemente di “rito”, mentre scorre tutto questo … su quella barca rimangono esseri umani in cerca di vita e di pace. Quella pace che abbiamo contribuito a distruggere con la vendita delle armi, con gli interessi sul petrolio, con quei soldi sprecati che, come ci hanno mostrato alcuni giornalisti veri, come Amedeo Ricucci, sono andati a gonfiare le tasche già gonfie di chi, in quella terra insanguinate, specula sulle vite dei civili disperati. 

Non so voi, ma io me lo domando. Nella mia stupidità mi domando se ci rendiamo conto fino in fondo che quelle persone sono esseri umani con sogni, speranze, delusioni, ferite, paure. Sono persone che un giorno hanno sognato, come te e come me, una famiglia felice, un lavoro dignitoso. Mi domando se ci si rende conto che anche loro son stati bambini, forse non come te e come me che abbiamo avuto il privilegio di festeggiare Natale in famiglia, davanti ad una cena calda, in una casa confortevole, in attesa dell’arrivo di Babbo Natale.

Nei miei occhi rimangono i volti di quei ragazzi appena minorenni che, con un gruppo di scout, ebbi la fortuna di incontrare quest'estate nelle strutture di "Progetto Sud" a Lamezia Terme. Occhi carichi di sofferenza, di speranza e di umanità. Chissà se sapremo ricuperarla anche noi. 

Me lo domando – e non lo nascondo – ho paura. Ho paura perché credo che abbiamo perso di vista l’umanità. L’abbiamo persa noi cittadini anestetizzati dall’indifferenza, l’abbiamo persa noi cattolici addormentati in un cristianesimo vano e confuso (cfr. Papa Francesco: “Meglio atei che contraddittori”) e l’hanno perso le istituzioni politiche che, al posto di abitare le bacheche dei social per mostrarci la loro intimità o la loro dieta, dovrebbero essere garanti di quei valori umani sanciti dalla nostra carta istituzionale. 
Cosa ne rimane? Abbiamo perso l’umanità e di conseguenza abbiamo iniziato a vivere da animali.

Buon anno a tutti!


don Giuseppe Fazio