martedì 19 febbraio 2013

L'uomo d'oggi: libero schiavo.


"Libertè, Egalitè, Fraternitè" gridavano gli uomini della rivoluzione francese esprimendo quella che fu presa, da lì in poi, come emblema della sete di libertà dell'uomo. Ma di rivoluzioni, più o meno sensate, per una presunta libertà, la storia ne ha viste tante. Sempre, nella storia dell'uomo, c'è stato questo deisderio di liberarsi dalla schiavitù dei prepotenti.
Oggi però, per riflettere sul tema della libertà, vorrei considerare qui due/tre figure molto diverse tra loro, di uomini che hanno desiderato la libertà per sè e per gli altri. Da un lato vorrei prendere in considerazione Adamo ed Eva, dall'altro Gesù.  Sono tre personaggi che ci parlano di due tipi di libertà per le quali l'uomo si è sempre battuto nel corso della storia.
I nostri progenitori i quali, sentendosi limitati da chi invece li amava profondamente, gli si sono rivoltati e hanno espresso il loro desiderio di libertà rovinandosi con le loro mani, finendo poi per perdere la libertà dei figli di Dio; dall'altro lato abbiamo chi, invece in silenzio e, potremmo dire usando un'espressione non elegantissima, facendo il proprio "dovere"(parola forse poco consona), ha liberato l'umanità dalla vera schiavitù del peccato.
E' vero che tra i lettori di questo gruppo molti si professano non credenti per cui mi si potrebbe dire: ok in queste cose ci credi tu, ma a noi non riguardano. Tuttavia qui vorrei considerare i due modelli che ci sono proposti perchè infondo, che ci si creda o no, nella Bibbia, e questo lo riconoscono anche i non credenti, è descritta la storia dell'uomo, di ogni uomo, dei suoi attegiamenti, dei suoi pregi e difetti di tutti i tempi. D'altronde non a caso la Bibbia è da sempre definito il primo e il migliore trattato di antropologia.
Infondo non assistiamo ancora oggi a rivoluzioni culturali, ideologiche che paventano la libertà dell'uomo ingabbiandola poi in una schiavitù maggiore? Il diritto all'aborto per il quale si dice che la donna è libera di scegliere per la vita o per la morte del nascituro, il quale non soltanto spezza una vita, ma finisce, come dicono gli psicologi e i medici (quelli onesti), per distruggere la donna con il senso di colpa generato in alcuni casi dall'impossibilità di avere poi un bambino, in altri dalla consapevolezza del gesto acquisita poi con un successivo parto. Il diritto all'esercizio libero della propria sessualità per il quale ciascuno dovrebbe sentirsi in grado di poter usare il proprio corpo e quello altrui a proprio piacimento, riducendo la persona a non poco più di un "oggetto vivente".  La liberalizzazione di ogni sorta di sistema economico per il quale la l'Italia, come qualsiasi altro stato, può sentirsi libero di delocalizzare le proprie imprese in una nazione "a basso costo" gettandola sempre più nella povertà e nella difficoltà.
Insomma il tentativo è sempre lo stesso: in nome della mia libertà io mi rendo, più o meno consapevolmente, schiavo.
Dall'altro lato ci sta il professore, il politico, il prete o semplicemente il padre o la madre di famiglia, che hanno il coraggio di andare controcorrente, che hanno il coraggio di finire su quella croce perchè non ci stanno ad essere schiavi di un sistema che propone l'illusione di una libertà schiavizzante.
Il tutto si può riassumere in due parole ben note: libertà e libertinismo. La prima parola ci dice che la libertà non è assenza di regole, ma è la capicità da saper valutare e pesare quali sono i limiti e le regole che già in natura esistono per potervi aderire o no in piena coscienza. Attenzione: la non adesione non è però un diritto, ma un errore e, come tale, dovrebbe essere sanzionato e corretto nel giusto modo. Semplice esempio: il diritto naturale mi dice che non devo uccidere. Io in quanto libero posso rispettare questa regola o meno, ma se non la rispetto ci sono delle conseguenze che io mi devo assumere.  Non solo: il garante del diritto e della legge dovrebbe impegnare tutte le sue energie affinchè queste regole non venissero trasgredite.
Il libertinismo invece ci dice, o meglio, insinua in maniera subdola, quella mentalità per la quale non esistono regole se non quelle convenzionali della cultura predominante e che dunque non contengono motivazioni oggettive e trascendenti per le quali non si possano infrangere. Insomma se lo si ritiene giusto si può fare quello che si vuole e nessuno può dire niente pena l'etichettatura di retrogrado, medievale e oscurantista.
La domanda che vi pongo, cari amici, è dunque la seguente: Con questa, cosìddetta emancipazione culturale, come alcuni la definiscono, ci stiamo liberando o stiamo finendo per essere "liberi schiavi"??? A voi la parola.

mercoledì 13 febbraio 2013

!!!WORK IN PROGRESS!!!


....."In lucis absentia tenebris praevalet...."

......E ALLORA ACCENDETE QUESTA LUCE!!!




Carissimi, nell'augurarvi un sereno, lieto e (soprattutto) costruttivo cammino quaresimale, vi informiamo che il gruppo "Riflettendo si cresce..." presto diventerà un blog a tutti gli effetti!
L'idea nasce dalla numerosa e feconda partecipazione di tutti i membri che sono su Facebook.

Questo nuovo "canale" permetterà una maggiore visione ed adesione ai contenuti che, precisiamo, non cambieranno la loro natura "e-colloquiale"/ riflessiva, ma, anzi, si evolveranno sempre più.
Di questa "evoluzione" ve ne parleremo in seguito, senza fretta!
L'unica raccomandazione è di tenervi pronti: avremo bisogno dell'aiuto "intellettuale" di tutti voi perché da soli non si può fare nulla....aspettiamo voi!

STAY TUNES ON "AGORA'" !!!