lunedì 22 luglio 2019

PARLATECI DI BIBBIANO ... MA PER DAVVERO!

 RUBRICA DI ATTUALITÀ


"Pensare fuori dalle Righe"




Carissimi, 


      Vorrei condividere con voi, come di consueto, una riflessione su quanto riguarda le atrocità – tali si possono definire – di Bibbiano. 
Il fatto in sé è evidentemente  non si può commentare. Qualsiasi epiteto sarebbe inadeguato. Ancora una volta si mostra davanti ai nostri occhi quale livello di barbarie l’uomo sia capace di raggiungere per trarre del profitto. 
Vorrei, per tale ragione, incentrare la mia riflessione più che altro sulle parole che, intorno a questa tragedia, si stanno “perdendo”. 

Sui social non esiste ormai che un solo spot “Parlateci di Bibbiano” con tanto di P e D evidenziate per sottolineare l’implicazione di alcuni membri del Partito Democratico.
Mi sembra – e di ciò sono abbastanza convinto – che l’ignoranza degli italiani, ancora una volta, non stia perdendo occasione per palesarsi. Ogni occasione è buona per fare politica, non quella con la “P” maiuscola, a cui Papa Francesco richiamava in occasione del 150° Anniversario dell’Azione Cattolica, ma con la “p” minuscola, anzi che dico? Con la “p” microscopica come microscopica è la consistenza dei pensieri che vengono espressi. 

Chi mi conosce sa che non ho nulla da difendere nei confronti di alcun partito e per questo mi sento libero di parlare, anzi di scrivere. È possibile che ogni occasione sia buona per attaccare questo o quel partito? Ok, membri del PD locale erano implicati, ma questo non vuol dire che tutto il PD sia “venditore di bambini”. Fino all’altro giorno tutti i preti erano stupratori per l’opinione pubblica e ci siamo sforzati di dire che non si può fare di tutta l’erba un fascio, e questo chiaramente non vale solo per i preti.

L’esperienza – pur poca a ragion del vero – mi dice che quando il dibattito pubblico s’incentra su questioni di partito con buona probabilità ci sia qualcuno che vuole gettare fumo in faccia agli italiani, almeno apparentemente sempre meno in grado di una riflessione critica.

Allora, mentre si stigmatizza il PD, piuttosto che i membri che hanno commesso tale atrocità, mentre si rilevano i vari silenzi, nessuno, o meglio pochi, anzi quasi nessuno, pone in essere un’altra riflessione: la presenza degli attivisti LGBT in questa questione. 

Nessuno dice che la “Signora” – passatemi questa espressione – che organizzava i colloqui e faceva le relazioni sullo stato delle famiglie e dei bambini era un’attivista LGBT che, in diversi casi, affidava i bambini stessi a coppie omosessuali. NO. Di questo non si può e non si deve parlare. Perché altrimenti si rischia il marchio obbrobrioso della “omofobia”. Per carità – a scanso di equivoci – in questo fattaccio non il problema non è l’omosessualità in sé. Conosco tanti con tendenze omosessuali che neppure lontanamente si sognerebbero di avviare un sistema così perverso. Ma mi domando e dico: possibile che nessuno e dico davvero nessuno s’interroga su questa componente?

La vera domanda a mio avviso è la seguente: come mai le associazioni di attivisti LGBT, sempre in prima linea sui giornali quando devono manifestare eventuali accuse o denigrazioni, non hanno speso una parola di costernazione, di solidarietà, di tristezza, di vergogna. Sì, vergogna perché questi fatti dovrebbero farci vergognare tutti quanti e non solo i tesserati del PD. 

Ecco … “parlateci di Bibbiano” non dovrebbe essere uno slogan politico contro un PD che comunque si commenta ormai da solo, ma un grido di umanità rivolto a tutti quelli che erano coinvolti: a chi ha posto in essere questo meccanismo perverso e disumano, a chi sapeva e non ha detto nulla, a chi poteva fare qualcosa e non lo ha fatto. 

Parlateci di Bibbiano, sì, ma diteci che intorno stava un giro di perversione e di follia che alla base ha problematiche sociali ben più profonde. Parlateci di Bibbiano e diteci come si può arrivare a tanto. Parlateci di Bibbiano e mettete da parte i colori politici. Perché davvero di questa politica da bancarella ne abbiamo le tasche piene. 



Don Giuseppe Fazio
gfazio92@gmail.com











mercoledì 17 luglio 2019

LETTERA AL PAPÀ DI MONTALBANO

RUBRICA DI OPINIONE

"Agorà: Piazza di discussione"




Caro Andrea, come stai? Sei già arrivato in Paradiso? Credo proprio di sì, perché d’altronde ad uno come te come si fa a prolungare la cosa o a presentare dubbi sul famoso “passaggio”? 
Eri un uomo speciale, sia artisticamente che umanamente, e su questo penso che tutti siano concordi. Hai compiuto un sacco di opere buone, che per elencarle ognuna farebbe notte, e questo ti rende onore oltre che una persona magnifica. La prima dell’elenco, doveroso citarla, è senza dubbio la tua missione principale: espandere la cultura e scrivere per divertire, emozionare, raccontare ma, soprattutto, far vedere –seppur in modo velato- l’orribile mondo che purtroppo ci circonda (come feci in “Segnali di Fumo”, con i tuoi pensieri liberi, che consiglio a tutti di leggere), e che sempre più sta prendendo piede anche nei Paesi teoricamente avanzati… Perché sai, forse più abbiamo, più soddisfiamo i nostri bisogni e più accresciamo di egoismo, apatia, prepotenza e indifferenza verso chi ha meno. E questo tu lo dicevi sempre, criticando ma amando al tempo stesso la tua Italia. 
Ci hai lasciato un’eredità indescrivibile, che spazia dai libri ai programmi televisivi, e stai certo che da qui a breve verrai inserito come autore di antologia, e casomai non dovesse succedere sappi che siamo pronti a fare la rivoluzione. Solo per te. E no, non la consideriamo una cosa esagerata poiché persone del tuo calibro escono la testa nel mondo una volta ogni cento anni, ed è bene elogiare te come Uomo (e sì, con la U maiuscola) e te come autore dal valore inestimabile. Riuscivi a inserire una naturalezza nelle tue opere introvabile nei nostri autori contemporanei, difendevi la libertà e proprio per questo scrivevi senza pensare troppo alle conseguenze, aggiungevi quel tocco di sicilianità che rendeva tutto unico e affascinante, era la ciliegina sulla torta, e con essa dimostravi di rimanere comunque attaccato alle tue origini, alla tua terra, alla tua gente di quel paesino di duemila anime al tempo, nonostante ormai fossi diventato già QUEL Camilleri, un cognome ormai divenuto di un certo peso nel mondo letterario e culturale. 
Hai dimostrato sempre umiltà, eppure ne hai strette mani a persone importanti, ne hai ricevute onoreficenze, lauree ad honorem e tanto altro ancora, ma tu eri sempre lì, sulla tua scrivania con la luce fioca, il capo chino e le mani che scrivevano ancora su carta, invece che su questi dannati apparecchi tecnologici. Hai dimostrato sempre che c’eri per far incuriosire anche i lettori meno accaniti. Hai dimostrato sempre che venivano prima le persone e dopo i soldi. Hai dimostrato sempre la tua grandezza. 
Potrà sembrarti una lettera banale, ne avrai ricevute migliaia e scritte sicuramente meglio, ma questa parte pienamente dal cuore ed è indirizzato al tuo di cuore, che ancora batte ma in un posto diverso da quello che noi viviamo ora. Perché io con te, personalmente, ci sono quasi nato; fu grazie a te che mi appassionai per la prima volta ai thriller vedendo la tua serie “Il Commissario Montalbano”, comica ma al tempo stesso avvincente e veritiera. Adesso però non voglio dilungarmi, perché i ricordi si stanno tramutando in lacrime e le mani incominciano a tremare… Dunque mi raccomando, fa vedere anche a chi sta lassù le avventure di Montalbano e del comicissimo Catarella, senza dimenticare che anche noi da qua giù aspettiamo il seguito! Divertiti e diffondi anche lì il tuo sapere, perché ti immaginiamo tutti ancora con il sorriso e la sigaretta in bocca, pronto a raccontarci una nuova storia e noi ad ascoltarti ed osservarti come fa un bambino mentre ascolta la sua favoletta preferita prima di andare a dormire. 
Stacci bene, 
Noi tutti.


Aldo Maria Cupello 




  

giovedì 11 luglio 2019

C'ERA UNA VOLTA LA RAGIONE

RUBRICA DI OPINIONE

"Agorà: Piazza di discussione"



Mi sveglio. Sono solo a casa. Dopo i preziosi minuti di silenzio passati sul letto, prima di alzarmi, accendo il mio telefono che posa sul comodino alla mia destra. Il suono delle notifiche è rimasto attivo da ieri notte, e in men che non si dica incominciano a mostrarmisi valanghe di messaggi e notizie varie; tra queste spunta un tweet. E’ lui, il nostro Ministro dell’Interno Matteo Salvini e quest’ultimo penso non piaccia neanche al mio computer, visto che sottolinea in rosso il cognome del leader della Lega, ma tant’è. Il Ministro commenta, nuovamente, il fatto di cronaca che ha raccolto più di tre milioni di italiani dinnanzi al proprio televisore: la nave umanitaria Sea Watch 3 capeggiata dalla comandante Carola Rackete. Il pensiero è il seguente:

Infrange leggi e attacca navi militari italiane e poi mi querela. :D :D :D
Non mi fanno paura i maggiori, figurarsi una ricca e viziata comunista tedesca!
Bacioni :*

C’è poco da aggiungere, verrebbe d’istinto, e invece no. C’è molto di cui parlare. In primis stiamo analizzando un Ministro della Repubblica Italiana, e questo basterebbe per affermare che, soprattutto in determinate cariche, utilizzare un linguaggio consono è pressoché il minimo richiesto; vorrei ricordare, inoltre, al sig. Ministro che egli stesso, giorno 25 aprile scorso, ha ritenuto opportuno esprimersi così: “a me interessa poco il derby fascisti-comunisti, a me interessa il futuro e liberare il Paese dalla mafia”. Bene, personalmente credo ci sia un po’ di confusione, non trovate? Prima vuole far notare come parlare ancora di fascismo e comunismo sia inutile, che si debba puntare al futuro ed occuparsi di problematiche serie quali la criminalità organizzata, oggi tira in ballo i comunisti affiancandoli alla donna che ha fatto parlare maggiormente di sé ultimamente; se dal 25 aprile a quest’oggi il cosiddetto futuro menefreghista della storia di Matteo Salvini è giunto al termine non lo sappiamo, ma è evidente come dare del comunista a destra e a manca faccia comodo in termini elettorali. 
Arrivati a questo punto mi viene da pensare che ogni sua parola, ogni suo gesto, ogni sua foto ed ogni sua presenza in certe località non siano per nulla casuali, bensì pensate al dettaglio per raccogliere consensi. Lo abbiamo visto, per esempio, la sera dopo i risultati delle elezioni europee, reggendo un cartello con dietro oggetti che fanno l’occhiolino a chi si ritrovi in qualche modo vicino ad essi (berretto dei carabinieri, foto di Vladimir Putin, Cristo in un quadretto, un poster del Milan e tanto altro). Lo abbiamo visto con giubbotti della Polizia per dimostrare vicinanza agli agenti, e lo abbiamo notato nelle foto con sua figlia su una giostra a trenino, per far vedere il suo essere papà come tutti gli italiani del popolo. Stesso discorso spazia sul linguaggio e le gestualità: termini come “amici”, “sbruffoncella”, “io non mollo”, “faccio il bene degli italiani” rendono il Ministro Salvini il politico italiano più influente e acclamato degli ultimi tempi, il quale, grazie al lavoro di Luca Morisi e del suo staff comunicativo, è riuscito e riesce a far alzare le percentuali di consenso in una maniera impressionante, sempre in più regioni e città. 
Come sempre ci sono dei pro e dei contro: se da un lato Salvini riesce a far parlare di sé e a raccogliere voti e tesseramenti, dall’altro genera vero e proprio astio verso coloro che la pensano in maniera differente o che agiscono secondo la propria mente. Caso recente e calzante è quello del ragazzo di 23 anni che la sera dello sbarco – comunque alquanto discutibile - della ONG grida alla precedentemente citata Rackete di essere stuprata, seguito da tante belle parole che non riporterò per non riempire questo articolo di insulti pesanti, i quali mi fanno vergognare di appartenere allo stesso genere sessuale di quell’individuo. 
Io non voglio attaccare esclusivamente Matteo Salvini, qualche suo provvedimento lo trovo molto interessante, non lo odio e trovo imbarazzante riempire i social di “Ministro della Malavita” e/o “Ministro dell’inferno”, che oltre risultare ripetitivo potrebbe costarmi anche una querela, e diciamo che non è il caso (e non perché “eh Salvini fascista, ci denuncia se diciamo la nostra”, come si è già detto, quanto rientra nell’articolo 595 del Codice Penale, dunque distante dal mondo politico in sé) . Tuttavia la situazione che mi colpisce e che mi ha spinto a scrivere questa riflessione è quella del generale caos che sta caratterizzando l’Italia. Non mi sento di addossare la colpa solo al vicepremier leghista, ma all’intera bolgia di persone che pendono dalle labbra di un politico qualsiasi e che vanno ad insultare chiunque gli capiti sotto tiro, senza sviluppare un pensiero proprio. Ciò, sicuramente, è riscontrabile per lo più nel leader del Carroccio e nei suoi sostenitori visto che si ci trova alla maggioranza e si è più in vista, ma quanto detto si presenta in ogni gruppo politico, che sia di destra o di sinistra è pressappoco intifferente. La cosa che più mi colpisce e che mi fa riflettere è la consapevolezza della maggior parte dei politici che comportandosi in un determinato modo sanno di creare certe reazioni, e difficile è capire se lo si faccia volutamente per propri interessi o quasi “innocentemente” e senza rendersi conto di ciò in cui si va incontro… Servirebbe una nuova classe politica, dei nuovi partiti, qualcosa che dia una valida alternativa a tutto ciò che oggi è all’interno dell’amministrazione del Paese; forse così potrebbe cambiare qualcosa.
Il “derby tra fascisti e comunisti” non lo ritrovo, quantomeno attualmente, ma uno tra voglia di prevalere, istinto e ragione lo noto eccome, e stanno vincendo i primi due… E quanta paura mi fa. 


Aldo Maria Cupello 




giovedì 4 luglio 2019

LA BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO?

RUBRICA DI ATTUALITÀ


"Pensare fuori dalle Righe"



Qualche settimana fa mi sono ritrovato a gustare la bellezza dell’infiorata che, ormai da diversi anni, nel mio paese (Cetraro) viene allestita in occasione della solenne processione del Corpus Domini. Una manifestazione di fede e servizio che ormai è quasi diventato un appuntamento “tradizionale”. Un’occasione di confronto, di incontro tra diverse generazioni, di servizio, di testimonianza della propria fede. Una ricchezza da coltivare, dunque, e non lo dico che perché mia madre è tra le organizzatrici. Chi mi conosce sa quanto sappia essere critico verso di lei, tal volta troppo, ma, anche se prete, rimango figlio e i figli, si sa, son sempre critici verso i propri genitori. 

Mentre gustavo il lavoro degli infioratori ed il loro eccellente risultato una signora, commentando l’iniziativa, mi ha detto: “Don Giusè, la bellezza salverà il mondo!”

La frase, com’è noto, è del grande Dostojesvkij. Egli in “l’idiota” la mette in bocca al principe Miškin. Una frase celebre, usata e abusata, al di là dell’uso che la signora ne facesse in quel preciso contesto. Ormai diversi decenni fa si lamentava in merito J. Ratzinger affermando che tutti citano questa frase, ma quasi nessuno si ricorda di dire che per lo scrittore russo quella bellezza è Gesù Cristo. Non le nostre opere, le nostre intelligenze, le nostre opinioni o progetti, ma il Cristo e ciò che Lui ci ha insegnato: “chi di voi vuol essere il primo sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo, infatti, non è venuto per essere servito, ma per servire” (Mc 10, 44-45). 

Ecco … questa è la bellezza che salverà il mondo perché dove due o tre vivono questa forma di carità realmente la città dell’uomo diventa casa di Dio e nella casa di Dio non c’è spazio per l’odio, l’arroganza, la superbia, l’egosimo, ecc … per questo tale bellezza è gravida di salvezza.

La bellezza – questa bellezza -, dunque, non chiede di essere di essere difesa, salvata, incentivata, bensì accolta e vissuta. Davvero ritornare dopo anni di assenza forzata (dagli impegni) a questa infiorata è stato per me occasione di riflessione: in fondo è tutta la vita che va così. 

C’è chi come gli infioratori accoglie questa bellezza e la mette al servizio della collettività (associazioni, parrocchie, giovani, adulti, semplici cittadini); c’è chi, dal parroco che offre il pranzo, al semplice cittadino che offre da bere, accoglie questa bellezza interiorizzandola; c’è chi viene da lontano per contemplarla, per lasciarsi interrogare da quei colori che compongono il volto della madre di Dio, le scene dei miracoli eucaristici, ecc … per tornare a casa un po’ convertito, commosso, toccato.

E poi dall’altro lato c’è chi ignora, critica, stigmatizza da lontano senza sporcarsi le mani. Chi pretende che le strade siano immediatamente pulite perché altrimenti guai se poi un po’ di polvere entra nel proprio negozio il giorno dopo. Perché sì, la bellezza scomoda anche, infastidisce chi è abituato al brutto. 

La bellezza è complessa perché per uno che l’accoglie ce ne sono altri dieci che non riescono ad andare in fondo. Perché per accogliere la bellezza disarmante del Cristo non basta un applauso, un post su facebook o una pacca sulla spalla, è necessario interrogarsi, domandarsi seriamente: e io? Dinanzi a ciò come mi comporto? Davvero nella mia quotidianità accolgo la bellezza del Cristo che mostra la sua grandezza nel lavare i piedi ai suoi discepoli senza escludere Giuda che lo tradirà o Pietro che lo rinnegherà?

Io volevo ringraziare i miei concittadini perché, accogliendo la processione del Corpus Domini in Chiesa, davvero mi sono sentito un po’ messo in crisi dalla loro bella testimonianza. A loro sento di rinnovare l’invito fatto al mattino durante la celebrazione eucaristica: che questo servizio sia segno della conversione con la quale ogni giorno possiamo e dobbiamo rendere più bello il nostro paese, la nostra Calabria, la nostra Italia. 



Don Giuseppe Fazio
gfazio92@gmail.com