venerdì 31 luglio 2020

MEDUSA ED IL TERRORE DELLE NOSTRE PAURE

RUBRICA DI ARTE E LETTERATURA


"Mito, mistero e realtà"




Ricercata da molti guerrieri che desideravano reclamare la taglia sulla sua testa, molti ci hanno provato e altrettanti hanno fallito, pietrificati dal suo sguardo. Tuttavia, Medusa non è sempre stata considerata un mostro, anzi era tutto l’opposto, era bellissima. Talmente bella che migliaia di visitatori raggiungevano il tempio di Atena, della quale era sacerdotessa, solo per ammirare questa fanciulla dalla splendida chioma dorata.



Mosaico realizzato dai ragazzi
del Liceo Artistico Silvio Lopiano 
Porto Turistico di Cetraro (Cs)
Medusa amava rimirarsi sulle rive del mare, dove venne notata da Poseidone, dio dei mari, che ne fu subito infatuato. Un giorno, stancatosi dai continui rifiuti della fanciulla, decise di prendersela con la forza.

Capite le intenzioni del dio del mare e temendo per la sua vita, la sacerdotessa si diresse di corsa al tempio, sperando in una protezione da parte della dea Atena che quella sera, purtroppo, non arrivò. 

 

Solo quando il dio portò a termine i suoi intenti Atena apparve e, adirata per la profanazione del suo tempio, decise di punire Medusa trasformandola in un mostro.



La lingua penzolava fuori dalle enormi zanne; artigli di bronzo gravavano su mani e piedi  e due piccoli ali d’oro sormontavano un aggroviglio di serpi che mordendosi a vicenda sostituivano quella che prima era l’invidiabile chioma di Medusa. Lo  sguardo che un momento prima avrebbe potuto intenerire ogni cuore aveva ora il potere di mutare in pietra chiunque lo incrociasse. Medusa ora improvvisamente temuta sia dai mortali che  dagli immortali, si nascose in una caverna nel giardino delle Esperidi, ai confini del mondo conosciuto. 

 

Fu il giovane Perseo che riuscì a decapitare la Gòrgone guardandola riflessa nello scudo di Atena. Alla sua morte Medusa era ancora incinta di Poseidone e dal suo collo reciso uscì fuori il cavallo alato Pegaso. Perseo inserì la testa di Medusa nella sacca, e grazie ai sandali alati e all’elmo dell’invisibilità donatigli da Atena, riuscì a seminare le altre due Gòrgoni, che preso atto dell’accaduto, gli diedero la caccia.

Si dice che le gocce di sangue fuoriuscite dalla testa di Medusa, cadendo sulla terra popolarono il deserto di vipere velenose e il mare di coralli rossi.

In seguito, l’eroe utilizzerà la testa di Medusa per avere successo nelle sue avventure, ma al termine della sua esistenza la consegnerà ad Atena, che la posizionerà al centro del suo scudo, in modo che lo sguardo di Medusa, carico ancora di potere mortifero, pietrificasse i nemici che avessero avuto l’ardire di guardarla.



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Nell’attimo in cui tutto è incerto ovvero— il momento in cui Perseo entra nella grotta di Medusa, e sente il sibilo dei serpenti vagando con passo felpato, alla ricerca di un sembiante nella completa oscurità— gli occhi sono spalancati e i sensi vigili. Vuoi conoscere ciò che non ti è consentito vedere. 

Questo è l’arcano potere della paura. Questo è lo sguardo di Medusa!


Come tutte le donne, Medusa, possiede un dono speciale, il potere dello sguardo, quello stesso sguardo mortale, che venne ribaltato contro di lei dallo scudo specchiante di Perseo, suo carnefice.



  Nel mito prevalgono, oltre al riflesso, altri due simboli molto forti: la pietra e i sandali alati.

La pietra rappresenta la paura arrestante della proiezione verso un futuro indesiderato e spiacevole per noi — il fasciarsi la testa prima di rompersela — la paura che ci pietrifica e ci blocca negandoci la possibilità di pensare solamente una cosa diversa dalle nostre corde.

 Le ali dorate (poste sia sul capo di Medusa sia sui sandali di Perseo), rappresentano la leggerezza che ci permette di cambiare il punto di vista, la flessibilità, la capacità di poter prendere in considerazione quel qualcosa di diverso da noi.      

Il mito di Medusa è entrambe le cose perché è frutto della consapevolezza di poter cambiare il destino; il bisogno insito nell’animo umano che vede conciliare in se il bello e il brutto, il semplice e il difficile, il pesante (la pietra)  e il leggero (le ali). 

Un affronto che inizia con una ricerca coraggiosa e si consuma con un taglio di falcetto, che divide in due il mito stesso invitandoci a cambiare punto di vista venendoci incontro con un’immagine che ultimamente rimbalza sui social prepotentemente.            

La scultura dell’artista italiano Luciano Garbati smentisce l’immagine “vittoriosa” di Perseo esposta in Piazza della Signoria a Firenze, che tiene in mano la testa tagliata di Medusa.

Nella rielaborazione di Garbati vediamo la testa di Perseo in mano a Medusa. Vediamo una Medusa decisa e arrabbiata pronta a lottare non per adempiere all’ordine di un re orgoglioso, ma per legittima difesa. Questa nuova immagine di Medusa non ci ricorda le donne che, piuttosto di accettare la violenza, decidono di difendersi denunciando il torto subito?

Medusa è vittima sia degli umani che degli dei e questo spinge Garbati a dare a Medusa un immagine ed un destino diverso, immaginando questa vicenda attraverso gli occhi di una donna. Spero che questa nuova immagine di Medusa “sopravvissuta”, possa portane all’avvento di nuove narrazioni che sostengano la leadership femminile.

 




Francesco Fiorentino

a.francescofiorentino@gmail.com