sabato 1 maggio 2021

MA VOI ... VE NE SIETE ACCORTI?

Io vorrei solo sapere se ve ne siete accorti. Se ve ne siete accorti anche voi uomini di politica, uomini delle istituzioni, uomini di Chiesa (non parlo semplicemente di noi preti, ma di tutti).

 

Mi piacerebbe – dico sul serio – sapere se ve ne siete accorti. Di cosa? Un attimo. Ora ve lo dico.

 

Ecco …  ieri nel mio paese hanno distrutto una lapide commemorativa di un ragazzo, un padre di famiglia, una persona che tutti ricordiamo con affetto. Un gesto da definire come? Barbaro, incivile, stolto … ma metteteci l’aggettivo che volete. 

 

Però, la domanda è ancora quella: ve ne siete accorti?

 

Dico … se si compie un gesto di violenza ai danni di un defunto e la persona che l’ha compiuto è un anonimo, probabilmente un ragazzo o comunque un deficiente (fate una ricerca sul significato letterale), tutti vomitano la loro indignazione anche con una certa forza e, a tratti, anche una certa violenza. Ho letto una frase del tipo: “Non sei degno di questa comunità”. 

 

Ma voi ve l’immaginate se avessero sparato due colpi di pistola contro la macchina di Roberto magari ancora vivente (magari!)?

 

Probabilmente si sarebbero rincorse le voci sul social più antico del mondo “la piazza”: “Chissà che ha combinato …”; “avrà dato fastidio a qualcuno”; “se l’è cercata”, “forse ha infastidito la ragazza sbagliata” … e baggianate del genere. 

 

Probabilmente avrebbero scritto una parola sempre i soliti, quelli che “cavalcano l’onda”, come dicono alcuni. E poi? Tomba.

 

Quindi la domanda: ma sono solo io a notarlo o ve ne siete accorti tutti?

 

È sempre così … a vomitare indignazione (e anche odio) contro in una situazione che non comporta rischi c’è una fila immensa (ed è doveroso, per carità!).

 

Però … mi viene anche da dire che se questo anonimo signore non è degno della nostra comunità, non lo sono anche quelli che prestano soldi a strozzo, non lo sono gli spacciatori, non lo sono i raccomandati che per essere eletti si vendono gli appalti, non lo sono gli amici degli amici insomma tutti quelli che hanno perpetrato e continuano, forse indisturbatamente, a propagare una cultura di cui questo gesto è solo la punta di un iceberg.

 

Sì, perché se in una comunità si arriva a gesti di così grande inciviltà, vuol dire che c’è un sostrato che da troppo tempo tutti quanti ignoriamo colpevolmente. C’è una differenza: in questo caso è stata profanata una lapide, negli altri casi vengono profanate le vite di tanti uomini e donne sofferenti.

 

C’è una frase che mi è piaciuta tanto: “Avete distrutto voi stessi, ma non la nostra memoria”.

 

Verissimo. La nostra memoria non può essere distrutta: Roberto, come tutta la sua famiglia, sta nei nostri cuori, nel nostro affetto che vogliamo far arrivare anche attraverso queste parole.

 

Ma la cosa amara è che forse noi “abbiamo distrutto noi stessi” perché questi personaggi sono frutto della nostra collettività e di quella tanta superficialità che per troppo tempo ci ha portato a girare il capo dall’altro lato. Se vogliamo che gesti ignobili come questi non si ripetano dobbiamo iniziare a rigettare mali ben più profondi per educare la collettività al rispetto. Perché, la storia ce lo insegna, se non si rispettano i vivi, non si rispettano neppure i morti.


Roberto a te e alla tua famiglia va il nostro più affettuoso abbraccio nella certezza che tu dall'alto starai guardando tutti noi con quel sorriso che caratterizzava il tuo volto, finanche mentre correvi. Ora, dalla meta delle mete, il cielo, ci guardi, sorridi e ci incoraggi ad andare avanti, nella speranza che alla tua città non si fermi il cuore nella corsa più importante che abbiamo da correre: quella dell'amore.


Ma voi ... ora vi prego, ditemelo: ve ne siete accorti anche voi?



Don Giuseppe Fazio