sabato 11 febbraio 2023

In suffragio del Giovane Luigi ...

 Carissimi fratelli e sorelle, 

 

 

         A distanza di pochi giorni ci ritroviamo qui, davanti all’altare del Signore, per pregare ancora per Luigi e con Luigi. Troppo poco tempo è passato per non sentirci ancora storditi, confusi, forse sconvolti.

 

         L’esperienza della morte e della morte di un ragazzo è un’esperienza che manda in crisi ogni nostro ragionamento, ogni parola, ogni progetto di vita. Solo un superficiale rimane fermo nelle sue cose quando la morte ci si presenta con tutta la sua ineluttabilità davanti agli occhi.

 

         Eppure, ancora una volta, il silenzio questa sera è stato squarciato dalla Parola di Dio, una Parola strana: Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà.

Ad ascoltarla bene ci verrebbe da dire: questa parola è falsa. Non è vero. C’è tanta gente come Luigi che sceglie la vita e ha avuto la morte troppo presto; e tante volte invece chi sceglie la morte vive a lungo. E poi comunque alla fine dovremo morire tutti quanti. Questa parola è certamente una menzogna!

 

         Oppure … dovremmo porre un’altra domanda: che cos’è la vita? Che cos’è la morte? Che cos’è davvero ingiusto? 

 

         Il Vangelo che abbiamo appena ascoltato ha associato la morte a tre situazioni:

 

a)     A chi ha violenza nei suoi atti, nelle sue parole e addirittura nei suoi pensieri;

b)    A chi usa gli altri o semplicemente li guarda come un oggetto da cui trarre piacere;

c)     A chi si sente il padrone del mondo.

 

Ecco per Gesù questi tre hanno scelto la morte. Eppure lo ripeto l’evidenza ci dice che spesso proprio questi sembrano avere più vita, successo degli altri. 

 

Eppure … Forse … qui questa sera, attraverso Luigi, ci viene detto qualcosa di molto importante: Vita e Morte non coincidono con gli anni che viviamo su questa terra. Vita e morte non sono concetti semplicemente biologici.

 

Questa nostra zona è terra di Ulivi. Ecco … poniamo di avere accanto due Ulivi:

 

a)     Il primo è un albero robusto, carico di foglie, ma fa olive piccole dalle quali non si ricava né olio, né sono buone da mangiare, però è un albero solido;

b)    Il secondo è un albero un po’ precario, di quelli non destinati a durare tanto, ma ogni anno porta tante olive di quelle succose capaci di rendere tanto olio: è un albero che per dare tutto quel frutto si consuma velocemente.

 

Quale dei due alberi - diremmo - è quello pieno di vita?

 

Ecco … questa sera ci viene annunciato che la vita vera è quella vita capace di dare frutto in abbondanza agli altri e questo non è questione di anni da vivere. Io non ho conosciuto Luigi, ma mercoledì ho ascoltato attentamente quel che avete detto di Lui:

 

a)     Don paolo ha raccontato che per non rovinare il matrimonio degli amici, ha rinunciato ai funerali del nonno; 

b)    Nei due discorsi finali si è detto che era un ragazzo capace di ascolto, che portava il sorriso dove si trovava, che infondeva negli altri speranza e coraggio.

 

Luigi, certamente avrà avuto anche i suoi difetti e avrà fatto i suoi sbagli, ma aveva scelto la vita. 

 

Ora vi domando: cos’è più ingiusto morire a questa età portando frutto oppure campare a lungo da sterili? 

 

Cos’è stata più ingiusta la vita di Luigi oppure la vita di tanti suoi coetanei, ancora biologicamente vivi, ma persi in tante cose inutili come l’alcol, la droga, la violenza, la rassegnazione?

 

La morte, carissimi, quella biologica fa parte della vita. Certo fa male, caspita se fa male, ma è un fatto. Quello che ogni giorno scegliamo deliberatamente, dando morte a tante delle persone che ci stanno intorno, non è un fatto, ma una scelta.

 

Gesù Cristo, Dio (proprio quel Dio che in questi casi accusiamo di ingiustizia, di essere sbagliato o di essersi distratto)… non è venuto a toglierci questa morte corporale – per la quale sapeva che c’era già un rimedio, ovvero la risurrezione – ma a togliere dal nostro cuore il secondo tipo di morte quello che quotidianamente ci scambiamo a volte con piacere e goduria. 

 

In queste circostanze ricordo sempre cosa mi disse il mio amico eugenio, nato al cielo a 26 anni a causa di un tumore. Voi non potete nemmeno immaginare cosa possa essere andare al letto di un amico più piccolo di te ad annunciare la risurrezione, a raccogliere la sua confessione. Bene lui mi disse: Don, ho smesso di chiedere perché a me e ho iniziato a chiedermi cosa Dio mi sta insegnando in questa situazione.

 

Eugenio morì dando frutti a tantissimi di noi. Tanti ragazzi, a partire dal giorno del suo funerale, cambiarono vita, abbandonarono la morte e scelsero la vita. Molti tornarono ad avere un dialogo con Dio, si riconciliarono con amici e parenti, altri vennero a confessarsi … fu straordinario. 

 

Carissimi, l’albero di Luigi ha portato le sue radici in cielo, ma i suoi frutti continueranno a cadere in terra. E io da parroco, tra l’altro suo coetaneo, mi auguro che la vita che Luigi aveva scelto porti frutto in voi: nella mamma e nel fratello, in tutta la famiglia, nel cuore della fidanzata e degli amici e finanche negli sconosciuti. 

 

In lui ora risplende quella vita che abbiam visto in Gesù Cristo: un uomo che è stato ucciso, giovane anche lui, ma che ha dato a ciascuno di noi la possibilità di scegliere la vita e la vita eterna. 

 

Le lacrime che oggi ancora versiamo per il dolore che sperimentiamo nel cuore siano lacrime di decisione, lacrime di risolutezza per la vita e non per la morte.

 

Luigi dal cielo ci guarda e ci abbraccia e ripete a ciascuno di noi oggi: scegli la vita oggi cosicché un giorno potremo stare insieme nella vita eterna! 

 

Al di là del dolore spero che ci sia qualcuno di voi questa sera che abbia la forza di accogliere questo suo invito, di rompere con la morte che si porta nel cuore, e di scegliere quella vita che è nascosta nel cuore e brilla senza riserve. 





Don Giuseppe Fazio

gfazio92@gmail.com