lunedì 25 dicembre 2017

BUON NATALE ... SÌ, MA DI CHI?

Per strada, in ogni cittadina del nostro paese, ci sono luci, vetrine addobbate a festa, insegne luminose con su scritto “Buon Natale”. In quasi tutte le case e in tantissime piazze di Italia è stato allestito un presepe. Alcuni sfarzosi, pieni di dettagli da far spalancare la bocca a bambini come ad adulti, altri più semplici essenziali.

Eppure ogni anno che passa sento sempre di più questo commento: “non avverto più la magia del Natale”. State tranquilli, cari amici, non voglio rifilarvi la solita riflessione sul Natale e sul consumismo. Onestamente, anche se vera, non la reggerei nemmeno io.

La domanda che mi pongo e che vi pongo è molto più profonda. E’ una domanda che mi sto facendo da quando ho sentito questa frase: “Tutti parlano del Natale, ma pochi parlano di chi è nato”. A pronunciarla è stata don Marco Frisina qualche giorno fa. E’ una frase che mi è entrata in testa e che mi sta facendo riflettere.

Così, dovendo formularvi i miei auguri di Natale, ho pensato di condividerla con voi. Io penso che il Natale non sia questione di magia, ma se in molti avvertiamo la nostalgia di qualcosa che sembra non tornare più, non è questione del consumismo, della crisi dei valori, e di quanto altro si sente in questo periodo (cose tutte vere del resto). La questione è un’altra: abbiamo dimenticato che il Natale è una festa di compleanno che ha senso solo se c’è un festeggiato.

Siamo una società schizofrenica: festeggiamo il Natale senza festeggiare il festeggiato. Scusate il gioco di parole, ma allora che senso ha?

E’ chiaro che non si “sente più la magia del Natale” perché è una festa che ha perso il suo vero significato.

Poche parole allora per farvi i miei più sinceri auguri. Cari amici, vi auguro quest’anno di poter riscoprire il volto del festeggiato: un Dio bambino che ha la pretesa di volerti offrire quella gioia che cerchi disperatamente ogni giorno; quella pace che proprio non riesci ad afferrare; quella pienezza di senso che, mancandoti, ti morde l’anima ogni sera quando poggi la testa sul cuscino.

E’ un festeggiato presuntuoso questo che vorrebbe offrirti cotanta bellezza. Si, potrebbe essere presuntuoso, ma credo che valga la pena offrirgli una possibilità.

Allora il mio augurio è proprio questo: che abbiate la felice e pazza idea di offrire a questo Dio bambino il vostro cuore come culla. Forse, anche inconsapevolmente, sperimenterete un calore che aprirà gli occhi a quella magia perduta, a quella bellezza racchiusa nei ricordi di bambino, a quella vita che credevate non più raggiungibile.


Per strada, in ogni cittadina del nostro paese, ci sono luci, vetrine addobbate a festa, insegne luminose con su scritto “Buon Natale”. In quasi tutte le case e in tantissime piazze di Italia è stato allestito un presepe. Alcuni sfarzosi, pieni di dettagli da far spalancare la bocca a bambini come ad adulti, altri più semplici essenziali.

Eppure ogni anno che passa sento sempre di più questo commento: “non avverto più la magia del Natale”. State tranquilli, cari amici, non voglio rifilarvi la solita riflessione sul Natale e sul consumismo. Onestamente, anche se vera, non la reggerei nemmeno io.

La domanda che mi pongo e che vi pongo è molto più profonda. E’ una domanda che mi sto facendo da quando ho sentito questa frase: “Tutti parlano del Natale, ma pochi parlano di chi è nato”. A pronunciarla è stata don Marco Frisina qualche giorno fa. E’ una frase che mi è entrata in testa e che mi sta facendo riflettere.

Così, dovendo formularvi i miei auguri di Natale, ho pensato di condividerla con voi. Io penso che il Natale non sia questione di magia, ma se in molti avvertiamo la nostalgia di qualcosa che sembra non tornare più, non è questione del consumismo, della crisi dei valori, e di quanto altro si sente in questo periodo (cose tutte vere del resto). La questione è un’altra: abbiamo dimenticato che il Natale è una festa di compleanno che ha senso solo se c’è un festeggiato.

Siamo una società schizofrenica: festeggiamo il Natale senza festeggiare il festeggiato. Scusate il gioco di parole, ma allora che senso ha?

E’ chiaro che non si “sente più la magia del Natale” perché è una festa che ha perso il suo vero significato.

Poche parole allora per farvi i miei più sinceri auguri. Cari amici, vi auguro quest’anno di poter riscoprire il volto del festeggiato: un Dio bambino che ha la pretesa di volerti offrire quella gioia che cerchi disperatamente ogni giorno; quella pace che proprio non riesci ad afferrare; quella pienezza di senso che, mancandoti, ti morde l’anima ogni sera quando poggi la testa sul cuscino.

E’ un festeggiato presuntuoso questo che vorrebbe offrirti cotanta bellezza. Si, potrebbe essere presuntuoso, ma credo che valga la pena offrirgli una possibilità.

Allora il mio augurio è proprio questo: che abbiate la felice e pazza idea di offrire a questo Dio bambino il vostro cuore come culla. Forse, anche inconsapevolmente, sperimenterete un calore che aprirà gli occhi a quella magia perduta, a quella bellezza racchiusa nei ricordi di bambino, a quella vita che credevate non più raggiungibile.

BUON NATALE DEL SIGNORE!




venerdì 22 dicembre 2017

IL SENSO NELLE PICCOLE COSE

Rubrica di letteratura e poesia

Se io potrò impedire
ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano.
Se allevierò il dolore di una vita
o allevierò una pena
o aiuterò un pettirosso caduto
a rientrare nel nido
non avrò vissuto invano!
(Emily Dickinson)

Le parole di Emily Dickinson non sono da vedere semplicemente come un inno alla solidarietà, ma anche e soprattutto come un invito a ricercare il senso del nostro vivere nelle piccole cose e nei piccoli gesti.
In alcuni momenti della nostra vita, infatti, è come se vivessimo di attese: aspettiamo una grande occasione, una grande offerta di lavoro, un grande amore, un grande cambiamento, qualcosa che dia un senso al nostro vivere e nel frattempo andiamo avanti per inerzia, considerando i giorni che si susseguono l'uno uguale all'altro come giorni inutili, come tempo perso. Quello che dovremmo capire, però, è che non esiste il tempo perso, esiste quello sprecato, perché siamo noi a decidere come impiegare il nostro tempo e siamo noi a dargli un valore con le nostre azioni e con la nostra volontà. Non abbiamo bisogno necessariamente di grosse somme di denaro o di arrivare in qualche parte sperduta del mondo per aiutare qualcuno e per sentire così di poter essere utili; basta anche soltanto riuscire a trovare il tempo per chiamare quell'amico in crisi, ad aggiungere un sorriso quando chiediamo il pane al supermercato, a suonare al vicino di casa con la scusa del sale che manca per fermarsi a prendere un caffè e condividersi.  
Viviamo tanti di quei momenti in cui ci sentiamo impotenti e inutili perché non abbiamo nulla di "importante" da fare, ma in realtà sono proprio questi i più importanti, perché possiamo gestirli come vogliamo e attribuirgli, tramite le nostre piccole scelte quotidiane, il potere di cambiare la nostra giornata e anche quella di chi abbiamo vicino. L'umanità non è fatta soltanto di grandi benefattori, di scienziati e missionari, dell'umanità fa parte anche una ventiduenne come me, un disoccupato, un vecchietto, l'autista dell'autobus, persone che probabilmente non cambieranno mai il mondo ma che, tramite i piccoli gesti, le parole semplici e le piccole attenzioni, lo renderanno sicuramente un posto migliore.


mercoledì 20 dicembre 2017

DIRE GRAZIE È SEMPRE DOVEROSO

È da appena una mese che abbiamo lanciato questo blog con entusiasmo e grandi attese. 
Devo felicemente constatare che l'impegno e la costanza dei nostri scrittori hanno immediatamente raccolto grandi risultati. Li riporto perché mi sembra giusto: 

1430 visite in un solo mese con una media di 357 visite a settimana e 48 al giorno. 

Per essere un blog appena nato e certamente non di grande levatura mediatica, credo non sia per nulla un piccolo risultato.

A questi numeri si aggiungono i ringraziamenti e gli incoraggiamenti che ogni giorno arrivano privatamente. 

Se quanto scriviamo e condividiamo nel tentativo - lo ricordiamo - di offrire semplici spunti di riflessione, è a voi gradito a noi non può che riempire il cuore di gioia e l'animo di nuove energie per continuare a far meglio. 

Cosa ci aspettiamo? Che il blog sia non solo un "luogo" nel quale attingere delle informazioni, ma anche di confronto attraverso la possibilità di commentare che viene offerta a tutti e a chiunque, purché nel rispetto reciproco delle parti.


L'occasione ci è gradita per formulare a tutti voi, cari amici, i nostri più sentiti auguri di buon Natale. Il bambinello, che metteremo nei nostri presepi la notte del ventiquattro, riempia i vostri cuori della sua pace. 


Avanti tutta che ... riflettendo si cresce!


LA REDAZIONE



domenica 17 dicembre 2017

IO SONO CREDENTE, LO STATO E' LAICO. (Circa l'eutanasia, nei panni di un non credente).

Mi spinge a scrivere questa riflessione l'incapacità di accettare il pensiero altrui senza prima aver riflettuto sola con me stessa. 
Ho letto il post di Giuseppe Fazio " Liberi di scegliere: una giornata storica (?) " e mi sono chiesta: Se ci fossi io al posto di una persona cieca, impossibilitata a muoversi, bloccata giorno e notte su un letto, imprigionata nel dolore? Se fossi io ad arrivare al punto di non farcela a sopportare la sofferenza perenne, costante che non mi permette di sperare, avere fiducia (perchè secondo me questo ci permette di vivere) ?? Se fossi io a chiedere di porre fine a tutto questo, di fronte a un rifiuto da parte dello Stato, come mi sentirei?
E' da considerare il fatto che non tutti siamo credenti, non tutti consideriamo la morte come la chiamata di Dio a nuova vita, e io, credente, devo rispettare coloro che non la pensano come me, posso pregare per una loro conversione ma non posso condannare le loro scelte circa la loro vita.
La legge sul biotestamento, infatti, non obbliga nessuno a morire ma lascia la possibilità di scegliere. E' uno Stato laico ad aver approvato questa legge: come possiamo pensare che le richieste di oltre 40mila persone che vorrebbero le terapie di fine vita non vengono ascoltate da questo? Lo Stato ha come fondamento il testo costituzionale e non il testo della Bibbia.
Non siamo nessuno per scegliere quando morire, e allora perchè improvvisamente diventiamo qualcuno quando dobbiamo scegliere che gli altri non devono morire?
Questa legge, inoltre, non lede la libertà e la dignità altrui, per questo credo che non si possa paragonare al cannibalismo come Giuseppe Fazio scrive. Ciò che nel giuramento di Ippocrate mi sembra di dover sottolineare è l'avverbio "deliberatamente". Il medico di fronte a una situazione del genere non decide autonomamente di mettere fine a una vita altrui ma rispetta un diritto, quello del malato, di scegliere in base al proprio credo.
Non mi sembra che questa legge sia un passo verso una "dittatura del pensiero" anzi, mentre prima vi era un'unica via imposta, ora ognuno può scegliere la strada da prendere. Per quanto concerne il fatto che a scegliere per i minori siano i tutori o i genitori questo non lo condivido neppure mettendomi nei panni di un non credente.
Provando, poi, ad immaginare la situazione in cui si trova chi circonda il malato e vive insieme a lui la malattia, penso che di fronte a tale richiesta non mi sentirei, nonostante il doloroso distacco che si prospetterebbe, di imporre un mio pensiero, anche perchè dietro questo protrebbe celarsi puro egoismo.
Su una cosa bisogna essere chiari: questa legge non esclude la necessità di un'altra legge fondamentale per una maggiore assistenza nel periodo di malattia a chi vuole e combatte per la vita.
Convinta di non offendere il pensiero di nessuno mi sento libera di condividere il mio.

Colgo l'occasione per salutarvi visto che probabilmente Giuseppe Fazio non mi permetterà mai più di scrivere.

Claudia Lanza



sabato 16 dicembre 2017

LIBERI DI SCEGLIERE: UNA GIORNATA STORICA (?) (Sulla legge sul testamento biologico)


RUBRICÀ DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLA RIGHE.



Il 14 Dicembre 2017 per i cittadini italiani è una data destinata ad imprimersi nella storia: l’eutanasia è praticamente diventata legge.
Proprio a tal proposito vorrei con voi condividere alcune riflessioni limitandomi semplicemente a mostrare che questa legge, non solo è fatta davvero con i piedi (forse volutamente), ma che essa è palesemente contro la vera difesa della dignità dell’uomo e della sua libertà. E questo vorrei mostrarlo, senza impugnare il Vangelo (che già di per sé basterebbe), ma usando la ragione che tutti dovrebbero (uso il condizionale perché non mi sembra più così scontato) saper usare.

In ordine sparso:

1)    Questa bellissima legge è stata ostentata dagli esponenti del PD e del M5S come affermazione e tutela della libertà di scelta. Tutti – dicono – siamo liberi di scegliere. Intanto a questi tali si dovrebbe ricordare che c’è differenza sostanziale tra libertà e autodeterminazione. Se l’autodeterminazione, infatti, viene confusa con la libertà, io, per assurdo, da domani potrei decidere di nutrirmi di carne umana e nessuno dovrebbe avere autorità di dirmi qualcosa.

2)     In secondo luogo sorge spontanea un’osservazione: questi maghi della demagogia (non ditemi per favore che sono politici), pur sostenendo la libertà come principio intoccabile, in questa stessa legge vietano l’obiezione di coscienza dei medici che, lo ricordiamo, nel giuramento di Ippocrate professano: «Consapevole della solennità e dell’importanza dell’atto che compio, giuro: di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona». Ora, correggetemi se sbaglio, ma mi sembra che ogni dittatura è nata con questo letimotiv: affermare dei diritti e dei principi validi soltanto per alcuni, mentre per altri questi stessi principi diventavano causa di persecuzione, prigione e, in alcuni casi, anche di morte. Es. il nazismo: la vita è sacra soltanto per la razza ariana. Mi sembra che analoga cosa succeda in questo contesto con il principio della libertà.
 

3)    Cosa prevede questa magnifica legge per coloro che sono minori o incapaci di prendere una coscientemente una decisione? Risposta: decideranno i genitori o i loro tutori legali. In questo modo viene affermato candidamente che altre persone, solo perché più grandi, possono decidere se i loro figli, o sottoposti, vogliano o non vogliano morire o affrontare la loro malattia. Questa è libertà? La risposta l’affido alla vostra intelligenza.

4)    La legge poi, in modo molto astuto, non pone alcuna condizione sulle condizioni (scusatemi la ripetizione) in cui un uomo può decidere la sospensione, non solo della cura, ma anche dell’alimentazione, dell’idratazione ed anche, anche se non è ben espresso, della ventilazione. Già, perché qui non si tratta dell’accanimento terapeutico (dare delle medicine quando la situazione è clinicamente irreversibile), ma di alimentazione. Io vorrei sapere chi, di questi signori, se avesse in casa propria una genitore ammalato, smetterebbe di offrirgli un bicchiere d’acqua o una mollica di pane. Al di là di questo è interessante notare che questa omissione sulle condizioni apre ad una sorta di eutanasia incondizionata. Questo che vuol dire? Semplice: anche una persona fortemente depressa potrebbe chiedere di essere sedata per lasciarsi morire di fame e di sete. Vi sembra una legge ben fatta? Non credo che si debba essere cattolici per comprendere che qui c’è davvero qualcosa che non va. In questo modo è sancito il diritto a morire. Ora mi domando e dico, e domando a questi specialisti della libertà, lo stato non dovrebbe forse tutelare, accompagnare e assistere quelle famiglie che si trovano in grande difficoltà, anche economica, per quelle situazioni di malattia che in tanti sperimentano? Non dovrebbe fare leggi per venire loro incontro? No, è più semplice autorizzarli a suicidarsi. Nel mio ministero di diacono, e anche nei miei dieci anni da seminarista, molte volte mi sono recato al capezzale di tanti ammalati e ho sempre notato una cosa: anche i casi degli ammalati più disperati, sostenuti dall’affetto dei familiari, degli amici e dei parenti, hanno vissuto SEMPRE fino all’ultimo istante la loro malattia, la loro sofferenza, e la loro vita (perché la sofferenza non è la totalità della vita) con grande dignità e gioia. Tuttavia devo registrare che nelle case degli ammalati ho trovato anche tante volte la disperazione di chi, con una pensione minima, non riusciva neppure a comprarsi una scatola di medicine. Questo i politici da facebook non lo sanno perché non sono abituati a visitare questi nostri fratelli infermi. Di queste persone dovrebbero occuparsi i nostri politici. Loro dovrebbero avere la priorità assoluta nelle agende dei nostri governanti.

5)    Ancora un’ultima cosa: la legge in questione non prevede che, chi faccia il testamento biologico, sia supportato e accompagnato da un medico. Questo implica due cose: la possibilità di un testo ambiguo e poco chiaro e la quasi certa formulazione di un consenso non ben informato.

Non voglio dilungarmi ancora, ma credo che queste cinque riflessioni, appena accennate e che meriterebbero di essere sviluppate più a fondo, ci permettano da uomini, prima che da credenti, di dire che questa legge è una vera “boiata” in che senso? È una legge da boia! Non tagliano la testa con la ghigliottina, né mettono nei ghetti gli storpi, né li buttano dalla rupe come era costume in alcune civiltà, ma, in maniera molto più subdola, poggiano (metaforicamente) la mano sulla spalla di queste persone sofferenti, recitano un “mi dispiace” di circostanza e poi l’incoraggiano a morire.

E con questo, TENGO A PRECISARLO, non voglio mancare di rispetto a chi, nella disperazione, ha deciso di staccare la spina ad un proprio caro. Non credo, infatti, che questa sia una decisione che si prende alla leggera o con gioia. Il punto qui è un altro: lo stato non dovrebbe incoraggiare la morte, ma difendere la vita e sostenere chi si trova nella sofferenza.

Il 14 dicembre 2017 è destinata ad essere dunque una data storica? Sì. Credo proprio di sì! È la data in cui la nostra politica italiana è divenuta, non politica del voto a qualunque costo, questo lo era già da tempo, ma una politica che incoraggia la morte e scoraggia la vita perché infondo, diciamolo francamente, mantenere un malato costa allo stato ed allora è meglio che muoia piuttosto che soffra.

D’altronde da questi scienziati della demagogia a basso prezzo non potevamo aspettarci altro. Hanno, infatti, prodotto una sanità ammalata che ora provano a curare offrendogli come possibilità il diritto alla morte. Del resto, come ricorda un antico adagio del Vangelo di Matteo, «la bocca parla dell’abbondanza del cuore» (12,34) e da chi nel cuore porta la morte non poteva che scaturire solo morte.