domenica 17 dicembre 2017

IO SONO CREDENTE, LO STATO E' LAICO. (Circa l'eutanasia, nei panni di un non credente).

Mi spinge a scrivere questa riflessione l'incapacità di accettare il pensiero altrui senza prima aver riflettuto sola con me stessa. 
Ho letto il post di Giuseppe Fazio " Liberi di scegliere: una giornata storica (?) " e mi sono chiesta: Se ci fossi io al posto di una persona cieca, impossibilitata a muoversi, bloccata giorno e notte su un letto, imprigionata nel dolore? Se fossi io ad arrivare al punto di non farcela a sopportare la sofferenza perenne, costante che non mi permette di sperare, avere fiducia (perchè secondo me questo ci permette di vivere) ?? Se fossi io a chiedere di porre fine a tutto questo, di fronte a un rifiuto da parte dello Stato, come mi sentirei?
E' da considerare il fatto che non tutti siamo credenti, non tutti consideriamo la morte come la chiamata di Dio a nuova vita, e io, credente, devo rispettare coloro che non la pensano come me, posso pregare per una loro conversione ma non posso condannare le loro scelte circa la loro vita.
La legge sul biotestamento, infatti, non obbliga nessuno a morire ma lascia la possibilità di scegliere. E' uno Stato laico ad aver approvato questa legge: come possiamo pensare che le richieste di oltre 40mila persone che vorrebbero le terapie di fine vita non vengono ascoltate da questo? Lo Stato ha come fondamento il testo costituzionale e non il testo della Bibbia.
Non siamo nessuno per scegliere quando morire, e allora perchè improvvisamente diventiamo qualcuno quando dobbiamo scegliere che gli altri non devono morire?
Questa legge, inoltre, non lede la libertà e la dignità altrui, per questo credo che non si possa paragonare al cannibalismo come Giuseppe Fazio scrive. Ciò che nel giuramento di Ippocrate mi sembra di dover sottolineare è l'avverbio "deliberatamente". Il medico di fronte a una situazione del genere non decide autonomamente di mettere fine a una vita altrui ma rispetta un diritto, quello del malato, di scegliere in base al proprio credo.
Non mi sembra che questa legge sia un passo verso una "dittatura del pensiero" anzi, mentre prima vi era un'unica via imposta, ora ognuno può scegliere la strada da prendere. Per quanto concerne il fatto che a scegliere per i minori siano i tutori o i genitori questo non lo condivido neppure mettendomi nei panni di un non credente.
Provando, poi, ad immaginare la situazione in cui si trova chi circonda il malato e vive insieme a lui la malattia, penso che di fronte a tale richiesta non mi sentirei, nonostante il doloroso distacco che si prospetterebbe, di imporre un mio pensiero, anche perchè dietro questo protrebbe celarsi puro egoismo.
Su una cosa bisogna essere chiari: questa legge non esclude la necessità di un'altra legge fondamentale per una maggiore assistenza nel periodo di malattia a chi vuole e combatte per la vita.
Convinta di non offendere il pensiero di nessuno mi sento libera di condividere il mio.

Colgo l'occasione per salutarvi visto che probabilmente Giuseppe Fazio non mi permetterà mai più di scrivere.

Claudia Lanza



1 commento:

  1. Assolutamente Claudia Lanza, non mi permetterei mai di toglierti la parola solo perché scrivi qualcosa che non condivido. Anzi questa tua reazione permette un confronto sereno e dice la qualità di questo spazio virtuale: non un luogo in cui si vogliono imporre delle idee, ma un'area in cui si favorisce la riflessione e con questo la cultura!

    Tuttavia mi permetto di commentare quanto tuo hai scritto per favorire ulteriormente il dibattito:

    1) Fai più volte riferimento alla Bibbia, mentre nella mia riflessione ho intenzionalmente detto che avrei evitato di "impugnare la Bibbia" proprio perché penso che il discorso non sia da affrontare sul piano religioso. in quanto i valori umani, in quanto tali, sono condivisibili da tutti a prescindere dalla religione. La visione religiosa inquadra questi valori in un orizzonte più ampio, questo si, ma quei valori sono per tutti. Per credo che poni il confronto con quanto io ho scritto su un piano decisamente diverso, che non è quello scelto da me.

    2) In secondo luogo mi costa fare ancora una sottolineatura: laico non vuol dire non credente. Il termine è usato in modo sbagliato: tu sei laica, eppure frequenti in parrocchia. Io non sono laico in quanto ho ricevuto l'ordinazione diagonale e con questo entro nello stato clericale. Al di là di questa imprecisione terminologica ancora una volta il mio discorso era su un altro livello: è chiaro che lo stato deve prendersi cura di queste persone che vivono una grande sofferenza (ho precisato anche questo), ma autorizzarli a suicidarsi non mi sembra la soluzione. Lo stato, per sua definizione intrinseca, deve sempre favorire la vita (ATTENZIONE: L'ACCANIMENTO TERAPEUTICO è UN'ALTRA COSA RISPETTO ALL'ALIMENTAZIONE ED ALLA VENTILAZIONE).

    3) Per quanto riguarda l'esempio del cannibalismo era un esempio usato in senso iperbolico volutamente, ma non aveva a che fare con la questione della dignità (trattata nella riflessione più avanti) bensì con il concetto della libertà. La libertà non è autodeterminazione: io non posso fare quello che voglio in nome della libertà. Questa è autodeterminazione ed è uno dei principi, non solo delle dittature, ma anche della confusione e del relativismo. Ed è proprio questo l'errore che mi sembra di intravedere anche nella fase finale della tua riflessione.

    4) Riguardo al giuramento di Ippocrate: fai bene a sottolineare quel "deliberatamente", ma non, mi sembra che il significato di questa parola non sia messo ben in risalto. Se tu mi chiedi una cosa, e io acconsento, la compio deliberatamente, in quanto sarò la causa materiale ed anche la causa efficiente. Dunque non per il fatto che un paziente chieda la morte vuol dire che viene meno il "deliberatamente" del medico.

    5) Sulla dittatura del pensiero: lo è perché non permette l'obiezione di coscienza ai medici i quali incomberanno in non so in quali sanzioni se dovessero rifiutarsi di permettere il suicidio.

    6) Da ultimo mi sembra ti sia sfuggito un altro elemento che mi sembra fondamentale: questa legge permette l'eutanasia "incondizionata". A poter chiedere la morte potrà essere un instabile, una persona depressa o chiunque altro purché lo ritenga opportuno. E nessuno, medici compresi, potranno evitare che questa persona, che forse aveva semplicemente bisogno di vicinanza, affetto, sostengo, possa darsi la morte. Se non è cultura della morte io non saprei come definirla.

    Mi scuserai, Claudia Lanza, lo stile sistematico della risposta, ma un tema così complesso, trattato su queste pagine, richiede chiarezza e precisione.

    Detto questo, ti aspetto alla prossima settimana. ;)

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