venerdì 7 febbraio 2020

GRAZIE BENIGNI … PER LA TUA RIVELAZIONE!



RUBRICA DI ATTUALITÀ


"Pensare fuori dalle Righe"







Devo ammettere che quest’anno avevo deciso (e non ho cambiato idea) di non vedere il Festival. Ieri sera, però, mentre aspettavo che la mia mamma sistemasse un bottone malandato del mio cappotto sono incappato nello show di Benigni. Mi sono detto: «Beh lui è una persona intelligente che vale la pena ascoltare, faccio uno sforzo». 

Con altrettanta franchezza devo ammettere di essermi pentito dopo alcuni istanti. Premetto che nei suoi venti minuti di monologo, costati ai contribuenti – da quanto dicono – trecentomila euro, ha anche detto cose molto condivisibili sull’amore e sul sesso; e ammetto anche che per secoli la Chiesa ha favorito una cultura della sessualità pessimista. Fatta questa premessa (le premesse sono importanti!) vorrei condividere brevemente i motivi che mi hanno portato a pentirmi della scelta di dare credito al Signor Benigni.

Partiamo dall’accusa, nemmeno tanto velata, fatta ai cristiani e anche agli ebrei che, con noi, condividono l’antico testamento nel quale è inserito il Cantico dei Cantici. Secondo Benigni, la Tradizione della Chiesa, deve essersi addormentata per un momento e così ha inserito nel Canone (non rai, ma della Bibbia) il più bel canto della storia che, a suo avviso, parla di un amore che – lo dice espressamente – non è sesso, salvo poi contraddirsi due minuti dopo descrivendolo appunto come sesso banale da iniziare a fare magari subito nell’Ariston, ma questi sono dettagli (anche se … anche i dettagli sono importanti!). 

Detto questo, sempre secondo il Signor Benigni, quando i responsabili delle religioni bibliche si sono svegliati dal loro torpore pare abbiano iniziato a coprire di interpretazioni metaforiche il testo – da lui definito scandaloso – per togliere l’imbarazzo di – udite e udite – due o tre passaggi che parlano di sesso. Insomma, Benigni forse non lo sa, ma se avesse ragione, dovremmo togliere di mezzo tanti passaggi della Bibbia che parlano esplicitamente di sesso. 
Tuttavia la cosa che Benigni ignora, e questo è ben più grave, perché oltre ad essere un personaggio pubblico, è noto per la sua capacità di leggere criticamente dei testi letterari, è che una metafora è una figura retorica che, VALORIZZANDO un’immagine, vuole dire qualcosa di alto che altrimenti non si riuscirebbe a esprimere. L’esatto contrario di quello che abbiamo ascoltato durante il noto festival della canzone italiana. Dunque, l’interpretazione allegorica del Cantico dei Cantici non vuole deprezzare la sessualità, ma vuole esprimerla come luogo dell’incontro con Dio. Questo sì, che è stupendo!

In parole povere: il Cantico dei Cantici vuole valorizzare la bellezza del rapporto tra uomo e donna, del quale fa parte anche la sessualità, per raccontare la storia di desiderio e ricerca di Dio nei confronti dell’uomo. Su questo ha detto bene Benigni: questa ricerca non è il bisogno di sfogare le pulsioni, perché i bisogni si acquietano, il desiderio dell’amato no.

Già questo basterebbe per pesare l’incompetenza biblica del comico. Del resto ognuno dovrebbe fare il suo mestiere, ma siamo ormai abituati a comici che diventano politici o catechisti, come siamo abituati a vedere preti che diventano comici o politici.

Rimane ancora un altro scivolone di Benigni. Egli ha assicurato di prendere la traduzione originale, ma senza fare riferimento ai vocaboli originali e si è lasciato andare a traduzioni molto libere interpretando ogni metafora lì presente a sfondo sessuale. Ne cito una fra tutte: “Le vigne di Engaddi” sono diventate nel testo del nostro eroe “la vigna della donna”, cioè il sesso femminile.
Inoltre, anche se di passaggio, il Benigni ha fatto diventare l’amore sponsale, descritto con connotati maschili e femminili piuttosto chiari, come amore senza genere e sesso. Ora, che una coppia omosessuale possa provare i sentimenti descritti dal Cantico dei Cantici, questo non è quello che ci riguarda, ma strumentalizzare la Bibbia per farle dire qualcosa che non si sognerebbe mai di dire, questo sì, fa problema.

Del resto, e anche questo è grave che Benigni non lo ricordi, un testo va letto non solo nel suo contesto storico, ma anche nel suo contesto letterario. Lo spiega bene l’adagio: “La Bibbia si interpreta con la Bibbia”.

Ad ogni modo alla fine della giostra vorrei anche ringraziare Benigni perché con il suo intervento, superficiale e a tratti blasfemo, ci ha offerto una GRANDE RIVELAZIONE. Quale?

1.       Ha rivelato quanto noi cristiani poco conosciamo la Scrittura;

2.     Ha messo in mostra la nostra debolezza di pensiero e la nostra incapacità critica. Ne è stato emblema l’Avvenire (giornale dei vescovi italiani) che è stato incapace di presentare una critica attenta a questi scivoloni di Benigni, limitandosi, al fine di raccogliere qualche consenso, a plaudire a quelle poche cose condivisibili presentate dal comico fiorentino;

3.    Ha mostrato la superficialità con la quale diamo credito a chi non è del mestiere. Purtroppo in un’Italia sempre più “televisiva” se un comico commenta la Bibbia, solo perché è in Televisione, ha ragione. Se, invece, un prete spiega ogni settimana in parrocchia la Bibbia, nelle catechesi e nelle omelie, questo beh … non importa perché tanto lo sappiamo no? I preti se la girano a modo loro.

Grazie Signor Benigni, dunque, per averci ricordato un’amara verità che già i padri della Chiesa ci hanno consegnato secoli fa: L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo. 
Da ieri sera, dunque, abbiamo scoperto un po’ di più quanto siamo ignoranti su Cristo, anche se lo abbiamo sempre sulle labbra.


La speranza è che a qualcuno sia venuta la voglia di sfogliare questo straordinario testo del Cantico dei Cantici che contiene la storia di Amore che Dio, fin dall’origine del mondo, ha voluto intessere con noi suoi cuccioli. 



Don Giuseppe Fazio
gfazio92@gmail.com