Il 14 Dicembre 2017 per i cittadini italiani è
una data destinata ad imprimersi nella storia: l’eutanasia è praticamente
diventata legge.
Proprio a tal proposito vorrei con voi
condividere alcune riflessioni limitandomi semplicemente a mostrare che questa
legge, non solo è fatta davvero con i piedi (forse volutamente), ma che essa è
palesemente contro la vera difesa della dignità dell’uomo e della sua libertà.
E questo vorrei mostrarlo, senza impugnare il Vangelo (che già di per sé
basterebbe), ma usando la ragione che tutti dovrebbero (uso il condizionale
perché non mi sembra più così scontato) saper usare.
In ordine sparso:
1)
Questa
bellissima legge è stata ostentata dagli esponenti del PD e del M5S come affermazione
e tutela della libertà di scelta. Tutti – dicono – siamo liberi di scegliere.
Intanto a questi tali si dovrebbe ricordare che c’è differenza sostanziale tra
libertà e autodeterminazione. Se l’autodeterminazione, infatti, viene confusa
con la libertà, io, per assurdo, da domani potrei decidere di nutrirmi di carne
umana e nessuno dovrebbe avere autorità di dirmi qualcosa.
2)
In secondo luogo sorge spontanea
un’osservazione: questi maghi della demagogia (non ditemi per favore che sono
politici), pur sostenendo la libertà come principio intoccabile, in questa
stessa legge vietano l’obiezione di coscienza dei medici che, lo ricordiamo,
nel giuramento di Ippocrate professano: «Consapevole
della solennità e dell’importanza dell’atto che compio, giuro: di non compiere
mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona». Ora, correggetemi se
sbaglio, ma mi sembra che ogni dittatura è nata con questo letimotiv: affermare
dei diritti e dei principi validi soltanto per alcuni, mentre per altri questi
stessi principi diventavano causa di persecuzione, prigione e, in alcuni casi,
anche di morte. Es. il nazismo: la vita è sacra soltanto per la razza ariana.
Mi sembra che analoga cosa succeda in questo contesto con il principio della
libertà.
3)
Cosa
prevede questa magnifica legge per coloro che sono minori o incapaci di
prendere una coscientemente una decisione? Risposta: decideranno i genitori o i
loro tutori legali. In questo modo viene affermato candidamente che altre persone,
solo perché più grandi, possono decidere se i loro figli, o sottoposti,
vogliano o non vogliano morire o affrontare la loro malattia. Questa è libertà?
La risposta l’affido alla vostra intelligenza.
4)
La legge
poi, in modo molto astuto, non pone alcuna condizione sulle condizioni (scusatemi
la ripetizione) in cui un uomo può decidere la sospensione, non solo della
cura, ma anche dell’alimentazione, dell’idratazione ed anche, anche se non è
ben espresso, della ventilazione. Già, perché qui non si tratta
dell’accanimento terapeutico (dare delle medicine quando la situazione è
clinicamente irreversibile), ma di alimentazione. Io vorrei sapere chi, di
questi signori, se avesse in casa propria una genitore ammalato, smetterebbe di
offrirgli un bicchiere d’acqua o una mollica di pane. Al di là di questo è
interessante notare che questa omissione sulle condizioni apre ad una sorta di eutanasia incondizionata. Questo che
vuol dire? Semplice: anche una persona fortemente depressa potrebbe chiedere di
essere sedata per lasciarsi morire di fame e di sete. Vi sembra una legge ben
fatta? Non credo che si debba essere cattolici per comprendere che qui c’è
davvero qualcosa che non va. In questo modo è sancito il diritto a morire. Ora mi domando e dico, e domando a questi
specialisti della libertà, lo stato non dovrebbe forse tutelare, accompagnare e
assistere quelle famiglie che si trovano in grande difficoltà, anche economica,
per quelle situazioni di malattia che in tanti sperimentano? Non dovrebbe fare
leggi per venire loro incontro? No, è più semplice autorizzarli a suicidarsi.
Nel mio ministero di diacono, e anche nei miei dieci anni da seminarista, molte
volte mi sono recato al capezzale di tanti ammalati e ho sempre notato una
cosa: anche i casi degli ammalati più disperati, sostenuti dall’affetto dei
familiari, degli amici e dei parenti, hanno vissuto SEMPRE fino all’ultimo
istante la loro malattia, la loro sofferenza, e la loro vita (perché la
sofferenza non è la totalità della vita) con grande dignità e gioia. Tuttavia
devo registrare che nelle case degli ammalati ho trovato anche tante volte la
disperazione di chi, con una pensione minima, non riusciva neppure a comprarsi
una scatola di medicine. Questo i politici
da facebook non lo sanno perché non sono abituati a visitare questi nostri
fratelli infermi. Di queste persone dovrebbero occuparsi i nostri politici.
Loro dovrebbero avere la priorità
assoluta nelle agende dei nostri governanti.
5)
Ancora
un’ultima cosa: la legge in questione non prevede che, chi faccia il testamento
biologico, sia supportato e accompagnato da un medico. Questo implica due cose:
la possibilità di un testo ambiguo e poco chiaro e la quasi certa formulazione
di un consenso non ben informato.
Non voglio dilungarmi ancora, ma credo che queste
cinque riflessioni, appena accennate e che meriterebbero di essere sviluppate
più a fondo, ci permettano da uomini, prima che da credenti, di dire che questa
legge è una vera “boiata” in che senso? È una legge da boia! Non tagliano la
testa con la ghigliottina, né mettono nei ghetti gli storpi, né li buttano
dalla rupe come era costume in alcune civiltà, ma, in maniera molto più
subdola, poggiano (metaforicamente) la mano sulla spalla di queste persone
sofferenti, recitano un “mi dispiace” di circostanza e poi l’incoraggiano a
morire.
E con questo, TENGO A PRECISARLO, non voglio mancare di rispetto a chi, nella
disperazione, ha deciso di staccare la spina ad un proprio caro. Non credo,
infatti, che questa sia una decisione che si prende alla leggera o con gioia.
Il punto qui è un altro: lo stato non dovrebbe incoraggiare la morte, ma
difendere la vita e sostenere chi si trova nella sofferenza.
Il 14 dicembre 2017 è destinata ad essere
dunque una data storica? Sì. Credo proprio di sì! È la data in cui la nostra
politica italiana è divenuta, non politica del voto a qualunque costo, questo
lo era già da tempo, ma una politica che
incoraggia la morte e scoraggia la vita perché infondo, diciamolo
francamente, mantenere un malato costa allo stato ed allora è meglio che muoia
piuttosto che soffra.
D’altronde da questi scienziati della demagogia
a basso prezzo non potevamo aspettarci altro. Hanno, infatti, prodotto una sanità ammalata che ora provano a
curare offrendogli come possibilità il diritto alla morte. Del resto, come
ricorda un antico adagio del Vangelo di Matteo, «la bocca parla dell’abbondanza
del cuore» (12,34) e da chi nel cuore porta la morte non poteva che scaturire
solo morte.
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