venerdì 10 maggio 2019

PRIMI O UNICI? (un augurio in campagna elettorale)

RUBRICA DI ATTUALITÀ
"Pensare fuori dalle Righe"



È strano come in una società che, dalla rivoluzione francese in poi, è andata sbandierando i sentimenti della fraternità e della uguaglianza, siano aumentate le classifiche e con esse la competizione dei singoli, come delle corporazioni o società.
Tuttavia la competizione è una dimensione antica quanto l’uomo stesso. Basti pensare a Caino che per spirito di competizione volle far fuori suo fratello Abele. 

Oggi in modo particolare viviamo la nostra quotidianità continuamente in competizione. Dobbiamo essere a tutti i costi i primi: i primi a fare qualcosa, ad avere qualcosa che altri non hanno; primi sul posto di lavoro, primi nelle compagnie/cordate, primi nelle file, finanche nel divertimento e nel gioco.
Viviamo immersi in uno spirito di competizione che diventa generatore di ansia, insoddisfazione, rivalità e paura. Sì, perché in fondo primo non sarai mai. Ci sarà sempre qualcuno davanti a te. 
Ricordo con il sorriso quando in macchina, da bambino, volevo che mio padre sorpassasse tutte le altre vetture, perché noi dovevamo essere i primi. Credo fosse una tortura per lui che, conscio di non poter esaudire il mio desiderio di primeggiare, doveva inventarsi diverse categorie/scuse dicendomi cose del tipo: “siamo i primi di quelli che hanno la nostra stessa macchina” oppure “siamo i primi di quelli che sono partiti con noi”, ecc …

La verità è una ed è anche banale: primo non potrai essere mai perché non sei fatto per essere primo. Già … l’uomo non è fatto per essere primo di nessuno. Il Qoèlet, un libro della Bibbia straordinariamente profondo quanto poco conosciuto, esprime questa realtà con una chiarezza assurda: 

Tutto ciò che è già avvenuto accadrà ancora; tutto ciò che è successo in passato succederà anche in futuro. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Qualcuno forse dirà: Guarda, questo è nuovo! Invece quella cosa esisteva già molto tempo prima che noi nascessimo (Qoèlet 1,9-10)

Prima di noi c’era qualcuno e dopo di noi ci sarà qualcuno … qualcuno più bravo, più intelligente, più simpatico, più … più … più … E allora? Dobbiamo rassegnarci ad essere un “meno” rispetto ad altri? Niente affatto. 

La questione è un'altra: noi non siamo fatti per essere primi, ma per essere unici. È vero che ci saranno persone che faranno delle cose migliori, ma non le faranno come io le so fare. Ecco … la competizione fa perdere di vista l’unicità di quello che siamo. Mentre ci condanniamo ad un’esasperata lotta dimentichiamo che siamo unici. Se vogliamo usare termini di categorie forse potremmo dire così: ognuno è primo nella sua categoria, ma non perché davanti ad un altro, bensì semplicemente perché unico ed irripetibile. 

Quanto sarebbe bello riscoprire quest’unicità. Quanta serenità darebbe. Quanto sarebbe bello se lo riscoprissero anche i nostri politici, adesso impegnati in campagne elettorali a vari livelli. Sentiremo in queste ultime settimane comizi volti a convincere l’elettorato su un presunto essere “migliori”, “primi” rispetto agli avversari. E nel frattempo? A farne le spese sarà sempre il bene comune. 

Qualche giorno fa, in visita al Quirinale con il Collegio Capranica, nel quale risiedo da ormai nove anni, ho potuto ascoltare le belle parole del nostro Presidente Mattarella che a tal proposito diceva con simili parole: il rischio di ogni politico è quello di pensare che le sue idee siano migliori solo per il fatto di avere successo.

Da uomo acuto, qual è il Presidente, ha intuito una verità fondamentale: mentre il primato ti viene consegnato secondo parametri che sempre saranno soggettivi su questa terra, l’unicità è un parametro oggettivo che dona al cuore libertà … la libertà di essere se stessi, di non dover piegare la schiena e il proprio pensiero a logiche di competizioni, di alleanze scorrette o di corruzione. 

Queste riflessioni – consentitemelo – diventano un mio personale augurio ai nostri politici impegnati in questa campagna elettorale – nei comuni come alle europee: abbiate a cuore di essere unici e non primi. I primi passeranno, come ne sono passati tanti, gli unici resteranno perché avranno dato un contributo che nessun altro potrà più potrà dare dopo di loro. 



Don Giuseppe Fazio
gfazio92@gmail.com





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