domenica 14 gennaio 2018

L'AMORE? UNA QUESTIONE DI POSIZIONI ...

RUBRICA DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLE RIGHE.


Nella vita sarà capitato o comunque capiterà a tutti di fare esperienza di una relazione che non va come vorremmo o al contrario di una che invece va proprio a gonfie vele. Forse un po’ meno capita di domandarsi il “perché” profondo del successo o dell’insuccesso di una relazione che ha al fondo il desiderio sincero di amare e di essere amati.

A mio avviso è una questione di posizioni … in che senso?

Intessere una relazione con un’altra persona vuol dire farsi prossima cioè avvicinarsi ad essa. Ora è chiaro che ogni relazione è per se stessa diversa perché sono diversi i soggetti che la vivono. Vi sono però delle categorie di relazioni: Amicizia, relazioni di coppia, relazioni tra genitori e figli, rapporti di lavoro oppure di convenienza.

Ecco … ognuna di queste relazioni si caratterizza per una differente posizione che l’uno prende rispetto all’altro. Facciamo alcuni esempi:



1)  I Genitori rispetto ai loro figli stanno, per così dire, in alto. Non solo perché sono fisicamente più alti, almeno fino ad una certa età, ma perché essi dall’alto della loro esperienza si presume/si spera possono educare i loro figli per portarli in alto.  Di conseguenza i figli stanno in basso con gli occhi rivolti verso l’alto, verso i propri genitori con quel desiderio costante di crescere per raggiungerli e magari superarli. È il dinamismo dell’educazione: non uno che sta in alto perché governi sul più piccolo, bensì perché lo aiuti a crescere e con questo lo aiuti a “spiccare il volo” magari anche lontano da se stesso.

2) Gli innamorati (fidanzati/sposi) “si interrogano continuamente sul loro amore […] Gli innamorati stanno quasi tutto il tempo faccia a faccia, assorti nella contemplazione l’uno dell’altro” (C.S. Lewis, I quattro amori, 62). Due innamorati cercano nell’altro la propria metà e offrono se stessi come completamento umano dell’altro. I due si approcciano l’uno all’altro con il desiderio di poter diventare un “noi” escludendo la possibilità di avere con altri una simile relazione.

3) Gli amici “non parlano quasi mai della loro amicizia […] sono fianco a fianco, assorti in qualche interesse comune” (C.S. Lewis, I quattro amori, 62). In Questo genere di legame, al contrario del precedente, i due amici naturalmente cercheranno altre persone che gli si possano affiancare nel cammino, che possano cioè diventare loro amici. Non v’è esclusività nell’amicizia e, infatti, l’esclusività rischia per essa, di diventare il più grande veleno.

4) Abbiamo poi gli opportunisti. Essi si pongono alle spalle di una persona per studiarla. Apparentemente sussurrano dolci consigli o parole, ma è solo per il momento del suo bisogno: forse per colmare la sua solitudine, forse per raggiungere chissà quale scopo. Al momento opportuno si allontanerà.

Insomma a partire dalla posizione che assumiamo dinnanzi ad una persona viviamo un tipo di relazione diversa. Qual è il dramma? Confondere le posizioni. Quando un genitore vuole fare l’amico, o l’amico vive da innamorato (pur senza attrazione fisica);  quando un figlio vuole fare il genitore o, il cielo non voglia, quando il genitore vive da innamorato del proprio figlio; quando un opportunista vive da amico o l’amico diventa un opportunista; quando insomma si confondono le posizione iniziano i più drammatici guai relazionali. Sì, perché senza accorgersene (può valere anche per l’opportunista) si creano, nei confronti dell’altro, aspettative, che pian piano divengono attese e poi pretese, le quali, una volta deluse, generano tristezza, discussioni, rancore e, nei peggiori dei casi, rabbia ed odio.
Potrebbe capitare anche che ci sia qualche relazione “ballerina” in cui uno dei due, o forse entrambi, assumono, in stagioni diverse della relazione, più posizioni.

Io credo che in ogni relazione debba valere il motto: “Stai al posto tuo”. C’è solo una relazione  che fa eccezione nella quale si possono assumere diverse posizioni. Quale?

V’è tra tutte un’altra relazione, quella più alta. Ovvero quella con il Creatore. Lui sta certamente al di sopra di ogni uomo in quanto è nostro Padre, ma è allo stesso tempo di fronte  a noi perché ci ama e vuole che siamo una sola cosa con Lui. Nondimeno sta al nostro fianco in quanto, facendosi uomo, ha voluto camminare con noi, condividendo le nostre stesse gioie e i nostri stessi dolori in vista di una comune meta: il cielo. 

Il perché dell’eccezionalità di questa relazione chi la vive lo comprende bene e chi non la vive può intuirlo. Essa è la relazione che dà senso ad ogni relazione perché colma in partenza il nostro desiderio naturale di essere figli, genitori, amici, amanti. Un uomo che avrà fatto esperienza di questa relazione in modo maturo difficilmente, nelle altre relazioni, sarà “ballerino” o instabile.


Quanto sia difficile trovare la giusta posizione lo conosciamo tutti, quanto sia straordinariamente bello vivere al proprio posto è ciò che invece vi auguro.


Giuseppe Fazio



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