venerdì 12 gennaio 2018

ABBANDONIAMO I PORTI SICURI

RUBRICA DI LETTERATURA E POESIA


Perché l'amore mi si offrì e io mi ritrassi dal suo inganno;
il dolore bussò alla mia porta, e io ebbi paura;
L'ambizione mi chiamò, ma io temetti gli imprevisti.
Malgrado tutto avevo fame di un significato della vita.
E adesso so che bisogna alzare le vele e prendere i venti del destino,
ovunque spingano la barca.
(Edgar Lee Masters)

Man mano che cresciamo acquistiamo maturità, consapevolezza e responsabilità ma, nel fare ciò, corriamo spesso il rischio di perdere il coraggio, l'intraprendenza e l'entusiasmo. 
Quando succede questo, invece di parlare di "paura", per giustificare le nostre rinunce e l'ostinata difesa del nostro porto sicuro, parliamo di "prudenza", passando inconsapevolmente da un "percorso di vita" ad un "processo di autoconservazione", da uno "spirito di iniziativa" ad uno "spirito di sopravvivenza". 

Per risparmiarci il dolore, ci priviamo della felicità; per evitare la caduta in basso, non vediamo il paesaggio dalla vetta; per non incorrere in pericoli, non proviamo l'entusiasmo delle scoperte.

È così che ci illudiamo di essere felici della nostra vita accomodante quando siamo soltanto insoddisfatti per quella "fame di un significato della vita" (come la definisce l'autore) che silenziosamente ci divora lo stomaco e ci pulsa nel cuore;è così che tutti i nostri "vorrei" sognanti li trasformiamo magicamente in tanti tristi "avrei voluto".
Ecco, è proprio da questo che l'autore vuole metterci in guardia invitandoci a spiegare le vele. Perché una vita di rimpianti non potrà mai valere più di una vita di imprevisti.


SARA FOSFORINO


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