RUBRICA DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLE RIGHE.
Non di rado sentiamo dire, e lo abbiamo
detto tante volte anche su questo blog, che il mondo non ha bisogno di eroi.
Oggi voglio affermare il contrario per offrirvi uno spunto di riflessione che
mi è suggerita niente di meno dalla famosa saga di Harry Potter.
Nella celebre storia raccontata dalla Rowling
assistiamo ad un lento e graduale cambiamento di scenario: se nei primi
tre/quattro libri/film i protagonisti assoluti sono Harry, Hermione e Ron, pian
piano negli altri libri si vede una crescente partecipazione degli altri
personaggi nella lotta contro il male a tal punto che quello (Neville) che
sembrava uno stupido, incapace di sistemarsi anche delle cuffie sulle orecchie,
può permettere ad Harry di sconfiggere, nell’ultimo libro, il cattivo
Voldemort.
Per spiegare quello che voglio dire
vorrei giocare con l’etimologia di “Eroe”. Sebbene questa parola in greco
richiami personaggi valorosi, semi-divinità, essa si avvicina anche ad un altro
campo semantico. Quello dell’amore. Mi piace immaginare, allora, che l’eroe sia
colui che ama e mostra il suo amore con ciò che compie.
Se assumiamo questa sfumatura semantica
che, lo ammetto, è arbitraria, capiamo subito l’importanza di tali personaggi.
Gesù in questo senso fu un grande eroe, inimitabile, in quanto egli stesso è
Amore (come ricorda la prima lettera di Giovanni). In Lui l’amore si è fatto
carne.
Qual è il problema? Che spesso, poiché in
pochi sono disposti a far diventare il loro amore carne, azioni concrete, visibili,
pubbliche (non perché ostentate), quotidiane, queste persone vengono isolate.
Si verifica così un processo di osmosi negativo: non è l’amore di queste
persone a contagiare gli altri, ma la paura, la rassegnazione o, peggio,
l’invidia dei molti a spegnere, accantonare o a sminuire l’amore di queste
persone.
Per ritornare ad Harry Potter … quando
l’amore di Harry, insieme a quello di pochi altri, convince il ministero della
magia che c’è un male da combattere, tutti gli altri diventano eroi e così Harry
diventa uno tra gli altri e non più uno sugli altri.
Si capisce bene allora quale sia la
differenza tra un eroe (nel senso indicato) e un super-eroe. L’eroe cerca la
collaborazione, invita gli altri a collaborare, lavora in questo senso, mentre
il super-eroe vuole ergersi al di sopra degli altri per mezzo dei suoi super
poteri.
Sì, abbiamo bisogno di questo tipo di
eroi perché ogni cuore si accenda e perché ognuno possa essere “eroe del
quotidiano”. Del resto impariamo ad amare attraverso le testimonianze di chi ci
ha preceduto, di chi ci ha amato.
Quanta tristezza ci sia nell’isolare un
eroe, farlo diventare un mito o, peggio,
nel denigralo, a causa di rabbie, rancori o invidie, la storia ce l’ha
insegnato. Allo stesso modo la storia ci ha insegnato quanta bellezza si
propaga quando un eroe, una persona che ama e sacrifica la propria vita,
diventa segno, esempio, incitamento a camminare sulle vie della bellezza, della
bontà e del giusto.
D’altronde la Chiesa, che è madre e
maestra, quando canonizza una persona, fa proprio questo: indica al mondo
persone che hanno fatto diventare l’amore di Dio carne, per mostrare che, se ci
sono riusciti loro, ci possono riuscire tutti.
Don Giuseppe Fazio
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