sabato 12 maggio 2018

POLITICO O PILATO? "NELLA VERITÀ LA PACE"

Rubrica di Attualità: pensare fuori dalle righe.



La riflessione che mi accingo a condividere con voi questa settimana è frutto di alcuni pensieri scaturiti dalla presentazione del nuovo volume della collana che raccoglie alcuni scritti di J. Ratzinger/Benedetto XVI che ieri si è tenuta presso il Senato della Republica italiana. 
Il titolo del volume presentato è quanto mai emblematico: “Liberare la libertà. Fede e politica nel terzo millennio”. 

In un tempo in cui la nostra politica sembra schiava, oggi più che in passato, di inciuci, accordi o disaccordi, interessi da difendere e consensi da mantenere, questo titolo (ancor di più il contenuto del volume) fa davvero riflettere. 

Nello splendido intervento tenuto dall’On. Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo, veniva ripresa la figura di Pilato, come esempio negativo di politico. Egli – si diceva – pur riconoscendo la verità dell’innocenza di Gesù, preferisce rimettere nelle mani della folla il giudizio, commettendo così – continuava il Presidente – il grave errore di compiere un’azione politica che non avesse alla base il valore oggettivo della verità, il quale non si può in nessun modo mettere ai voti. 

Certamente ai tempi di Pilato non v’era la democrazia, per cui non era strettamente necessario il consenso pubblico per governare, ma chi sta in posti di comando conosce bene quanto è “opportuno” tener a bada la gente. Oggi, come ieri, dunque, alla verità, al bene, al bello, si continua a preferire il consenso, l’immagine, la vetrina. Così continua ad accadere che la verità, anche se riconosciuta nell’intimo, viene messa in mano alla folla che glissa in favore di Barabba.

Attenzione – ricordava ancora l’On. Tajani – la folla sceglie il capo della rivolta che era andato proprio contro colui che ora lo rimette in libertà, contro cioè il potere romano. Potremmo dire, in certo senso, che un politico che preferisce la menzogna sta liberando colui che gli lotterà contro, in quanto il Padre della menzogna non è alleato dell’uomo, di nessun uomo, ma sfrutta la sua astuzia per mettere i fratelli l’uno contro l’altro!
Essere politico, infatti, vuol dire avere a cuore la res publica, lottare per la verità perché la pace sia custodita dalla verità. Ce lo ricordava lo stesso Benedetto XVI nel suo primo discorso per la pace da papa, al quale aveva dato un altro titolo stupendo: "Nella verità, la pace!"
E tuttavia dobbiamo anche riconoscere che l’impegno per la verità richiede sacrificio, sudore, lacrime amare. «Quello sul fuoco è uno dei più significativi detti di Gesù sulla pace, ma mostra contemporaneamente che carica conflittuale abbia la pace autentica. Quanto la verità valga la sofferenza e anche conflitti. Dimostra come non si possa accettare la menzogna pur di “vivere tranquilli”» (Benedetto XVI).
Pilato ed il Politico autentico non sono conciliabili. L’uno e l’altro devono rispondere alla domanda: Meglio la mia personale serenità o la giustizia? 
Per Pilato «la pace fu per lui più importante della giustizia. Doveva passare in seconda linea non soltanto la grande e inaccessibile verità, ma anche quella concreta del caso: credette in questo modo di adempiere il vero senso del diritto, la sua funzione pacificatrice. Così forse calmò la sua coscienza. Per il momento tutto sembrò andar bene. Gerusalemme rimase tranquilla. Il fatto, però, che la pace, in ultima analisi, non può essere stabilita contro la verità, doveva manifestarsi più tardi» (J. Ratzinger, Opera Omnia, 6/1, 625). 

Sì, la pace a scapito della verità dura poco. Il vero politico questo lo conosce nell’intimo del suo cuore e, proprio per questo, accetta il fuoco della verità, accetta qualche bruciatura, in attesa di entrare nella pace dei giusti!

Forse, non il male dei criminali, ma quanto poco i politici facciano questa autentica scelta rimane il uno dei veri autentici misteri non solo d’Italia, ma del mondo intero. 


Don Giuseppe Fazio




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