sabato 5 maggio 2018

BUONI O CATTIVI? CON L’AUGURIO DI ESSERE TORMENTATI … DAL TORMENTO DI UN MAFIOSO REDENTO



 RUBRICA DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLE RIGHE.




“Quando tu ti metti dinnanzi ad una persona che ha sbagliato, che ha fatto soffrire tanta gente e che ha capito di aver sbagliato, non ti senti in crisi? Quando ti metti dinnanzi a persone che non cercano giustificazioni, ma chiedono di essere puniti per quello che hanno fatto, non ti senti in crisi? Quando ascolti una storia del genere, di un ragazzo che già a dieci anni era nel circolo della mafia, non ti metti in discussione? Non ti chiedi come un bambino a dieci anni può avere una vita già segnata perché avrebbe dovuto vendicare l’omicidio del padre? Perché il punto qui non è quello di perdonare – nessuno può sentirsi obbligato a farlo – il punto è che tu non puoi far finta che Caino esiste, che il carnefice esiste, c’è. Il problema penso sia un altro:Che cosa ne vogliamo fare di questo carnefice?quale società stiamo creando? Una società in cui si dividono nettamente i buoni e i cattivi, in cui dividiamo in maniera netta da quelli che hanno sbagliato o no? Oppure gli diamo una possibilità in più?Io non mi rassegno all’idea di dover costituire una razza ariana per dover decidere chi sta da una parte e chi sta da un’altra parte”.

Con simili parole don Marcello Cozzi, qualche giorno fa, provocava i ragazzi dei Licei statali di Cetraro (Cs) nei quali abbiamo parlato della storia di alcuni pentiti di mafia, insieme anche a don Ennio Stamile. 

Un tema delicato perché in fondo, quando si parla di qualcuno che ha fatto un male così grande, parlare di pentimento, di recupero, rinascita, è sempre molto difficile. Quasi che una cosa del genere non possa verificarsi. Noi, infatti, vorremmo eliminare questi fratelli, questi “Caino”, perché se lo meritano. 

Don Marcello, invece, “ha incontrato Caino” (è il titolo del suo libro). Raccontandoci dei suoi incontri con Caino ci ha raccontato del tormento di quelle persone che hanno potuto riconoscere il male compiuto, chiedendo di iniziare una vita diversa, nuova. 

Stare dinnanzi a Caino con umanità è cosa davvero difficile perché – come ricordava don Ennio – quando stai dinnanzi a lui con umiltà riconosci che Caino, in fondo, sei anche tu.

Allora, mentre ascoltavo don Marcello, da uomo e ancor di più, da uomo mandato dal Signore Gesù a testimoniare il Suo amore, mi domandavo: a cosa serve denunciare il male se non per stare vicino a chi lo subisce (questo è prioritario!) e per tentare di recuperare chi lo ha commesso?

Alla provocazione di don Marcello sono convinto che la risposta esatta sia questa: sì, gliela diamo una seconda possibilità a queste persone. Una seconda e anche una terza; non noi, ma Dio stesso gliela consegna, lasciandoli vivere ancora. La consegna a ciascuno di noi, ogni qual volta compiamo il male, ma ancor di più la consegna a questi fratelli e poco importa se si chiamano Riina, Muto, Messina Denaro, Piromalli, ecc … importa una sola cosa: fare un passo indietro e questo, fino all’ultimo istante, è possibile. 

No, perché qui sulla terra il quesito non è “buoni o cattivi?”, ma “Peccatori pentiti o peccatori incalliti?”. 

Cosa resta da fare a noi? Tendere una mano. Lasciare che la nostra vita onesta e coerente sia una mano tesa verso questi fratelli perché, un giorno o l’altro, possano afferrarla e iniziare a risalire la china; perché possano comprendere che una “vita confiscata alla mafia è molto meglio che una vita confiscata alla vita, alla libertà, alla pace!”

In fondo alla pagina troverete il video di parte della giornata. Lo allego con la speranza che il racconto di questo “tormento” possa tormentare ciascuno di noi, affinché possiamo abbandonare l’arte della “sentenza a morte” per imparare la bellezza della gioia del Padre che fa più festa per un peccatore pentito che per novantanove giusti (cfr. Lc 15,10). 

Don Giuseppe  Fazio


Video evento: link 1 - link 2










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