sabato 14 aprile 2018

PIÙ CONOSCO GLI UOMINI, PIÙ AMO GLI ANIMALI.

RUBRICA DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLE RIGHE 



Non vi nascondo che fin da bambino, pur essendo cresciuto in un ambiente contadino (del quale sono orgoglioso e fiero) e quindi con non pochi animali, quando ascoltavo questa frase avevo sempre un senso di disgusto. 
I miei nonni con la loro vita mi hanno insegnato e testimoniato che si deve grande rispetto al creato e agli animali, ma che essi non sono uomini e dunque devono rimanere al loro posto. E certo loro avevano grande attenzione alla cura dei loro animali perché da essi ne derivava, in tempi non facili, il loro stesso sostentamento.
Crescendo poi ho avuto modo di convincermi che dietro questa frase, che spesso attira l’ammirazione dei più superficiali, ci sia tanta leggerezza. Per almeno tre motivi: 

1)   Chi pronuncia questa frase compie intanto un’ingiustizia duplice: degli uomini fa di tutta l’erba un fascio al negativo solo perché magari ha avuto esperienze affettive poco belle (ci si dovrebbe domandare poi se non è la persona in questione ad essere inavvicinabile peggio di alcuni animali); mentre degli animali compie la stessa operazione in senso opposto ponendo a criterio oggettivo il cane che possiede. Stento a credere che con un bel serpente o un topo il risultato sarebbe lo stesso.  

2)    Più concretamente ciò che intravedo in questa affermazione è una sorta di incapacità di amare. L’animale non ti contraddice mai, ti asseconda purché gli dai da mangiare, e non ha bisogno infondo di poi tante cure. Il pari, invece, ci scomoda, non ci asseconda, ci fa notare ciò che in noi non va bene, non sempre apprezza o capisce i nostri sforzi; ancor di più, alle volte commette degli errori contro di noi. Amare però richiede necessariamente proprio la capacità di accogliere, accettare e magari convertire col silenzio più che con le parole il male che c’è nell’altro. I bambini – si sa – però non accettano che il compagno di merenda si comporti male con loro perciò iniziano a frignare e si dedicano soltanto ai loro giocattoli. 

3)    Andando ancora più a fondo cos’altro si nota? Spesso si odiano gli uomini, soprattutto quelli più vicini (il miglior amico, il marito o la moglie) perché in essi e su d’essi si erano buttati tutti i nostri bisogni di affetto, le nostre ansie, le nostre attese e frustrazioni. Così non di rado accade che quando l’altro ti dice, più o meno verbalmente, che lui non è la soluzione a tutte i tuoi egoismi, probabilmente inizi a pensare che sia lui un egoista. Meglio i cani … loro si che capiscono! Quanto egoismo c’è in questo atteggiamento, quanta infantilità. 

Che ci siano uomini capaci di comportarsi come gli animali, questo è altra cosa. Basterebbe pensare a persone capaci di uccidere bambini con violenze atroci per rendersene conto, ma la violenza di alcuni non determina il valore di tutti. 

Lo ammetto, sarà un mio limite o una mia fobia, ma le persone che ripetono questa frase: “più conosco gli uomini, più amo gli animali”, a me fanno tanta paura e al contempo tanta tristezza. 

Del resto non sono il solo a pensarla così. Il 14 Maggio del 2016, infatti, così si esprimeva papa Francesco:«accade, infatti, che a volte si provi questo sentimento verso gli animali, e si rimanga indifferenti davanti alle sofferenze dei fratelli. Quante volte vediamo gente tanto attaccata ai gatti, ai cani, e poi lasciano seza aiutare il vicino, la vicina che ha bisogno … Così non va». 


Don Giuseppe Fazio









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