martedì 10 novembre 2020

IL COVID E L’UMANITÀ PERDUTA

RUBRICA DI ATTUALITÀ


"Pensare fuori dalle Righe"





  

Nel periodo del primo lockdown avevamo tutti quanti sperato che la sofferenza generale, dovuta alla limitazione necessaria dell’esercizio della nostra libertà, avrebbe ricondotto ciascuno di noi all’essenziale.

 

Ci avevamo creduto per davvero mentre le immagini di infermieri distrutti, di bare condotte nei cimiteri senza nemmeno una benedizione e delle strade deserte si imprimevano non solo nella nostra memoria, ma soprattutto nei nostri cuori.

 

Eppure, l’immediato “tana libera tutti” avvenuto con la stagione estiva ci ha presto dimostrato che in fondo davvero poco ci ha insegnato questa pandemia. Non solo perché il rispetto basilare delle norme che ci erano state indicate è stato totalmente disatteso ed eluso, salvo poi prendersela con i politici se i casi di contagio sono aumentati nuovamente quando di fatto fino all’altro giorno eravamo tutti abbracciati sui lungomari, nelle piazze o nei locali notturni. 


Ciò che colpisce e ferisce maggiormente è questo clima che, complice un’informazione distorta, va’ costituendosi sempre di più: una sorta di “caccia all’appestato” da stigmatizzare, insultare e finanche colpevolizzare!

 

Che la nostra società non sapesse fare più i conti con la malattia era un fatto ormai evidente da qualche decennio: aborto e eutanasia sono solo due spie di questa chiara malformazione della nostra cultura contemporanea. Tuttavia, avevamo ancora qualche speranza che almeno con i nostri vicini di casa, i nostri amici e conoscenti malati potessimo avere un approccio diverso. E invece no!

 

Qualche giorno fa, prese le dovute precauzioni, mi sono recato a casa di una famiglia della mia parrocchia per dare la benedizione ad una signora deceduta anche per via del covid. Ad essere positiva, stando a contato con la donna contagiata, è risultata successivamente tutta la famiglia. 

Ho avvertito tanto disagio e tanta amarezza ascoltando le parole del figlio che, a distanza, mi diceva parole simili: “non solo abbiamo perso nostra madre, ma dobbiamo sopportare anche il peso di tante parole come se essere malati fosse una colpa da scontare!”

 

Avrei voluto abbracciare quel ragazzo, ma purtroppo non sono ai livelli di San Francesco d’Assisi che baciava i lebbrosi. Avrei voluto abbracciarlo e dirgli che la tragedia più grande non è affatto il Covid, no! Di fatto per quanto pericolosa sia questa pandemia, la morte attende ciascuno di noi, in un modo o in un altro.


La pandemia più pericolosa è la perdita dell’umanità che, sempre più velocemente, dilaga nel cuore di ciascuno di noi, probabilmente anche in quello dello scrivente. Il Covid non è altro che uno specchio nel quale questa realtà ci viene mostrata in tutta la sua durezza! Avremmo dovuto imparare da questa pandemia che da soli non bastiamo a noi stessi, avremmo dovuto riscoprire la bellezza della compassione (soffrire insieme), della solidarietà, dell’amicizia e invece … ci riscopriamo sempre più egoisti. 

 

Chissà se un giorno capiremo … Chissà …





Don Giuseppe Fazio

gfazio92@gmail.com







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