mercoledì 30 ottobre 2019

IN CALABRIA LA SANITÀ È ALLA FRUTTA ... ANZI L'HA GIÀ DIGERITA!

 RUBRICA DI OPINIONE


"Agorà: Piazza di discussione"




Esattamente. In Calabria siamo alla frutta, anzi abbiamo già digerito quasi tutta la coscienza che ci rimaneva. Mi unisco anch’io al gruppo perché credo che tutti noi siamo colpevoli di ciò che è avvenuto, che sta succedendo e che – quasi sicuramente – succederà di nuovo; siamo colpevoli tutti noi che scegliamo l’indifferenza invece che la tagliente e nobile arma della parola, questa ormai passata in secondo piano. Siamo colpevoli quando assistiamo a fatti del genere ed è come se fosse tutto normale perché “tanto siamo in Calabria”. Siamo colpevoli quando assimiliamo questi avvenimenti e ci limitiamo solamente ad un’amarezza momentanea, che passa insieme alle foto e news che scorrono sui social e portali web. 
Eventi come quello presentatosi nelle ultime ore, nell’ospedale civico di Rossano (CS), non possono passare inosservati. Immaginate di avere un malore (fate corna), semplice ma comunque un malore. I consigli del medico di base non bastano più, e si opta per l’ospedale: “sapranno cosa fare”, vi diranno e forse vi direte. Il punto è che non è tanto il “saper fare”, quanto il“come fare”“con che cosa fare”. Arrivate in auto, la parcheggiate ed entrate fiacchi e lenti dall’ingresso principale. Dentro di voi si sviluppa un bagliore di speranza, medici ed infermieri girano ancora nonostante il tardo orario (dovrebbe essere così sempre, dovrebbe…). Vi viene dato un codice azzurro, pazientate in una sedia un po’ unticcia ma siete felici (per quanto lo si possa essere in un ospedale), contenti di aver trovato subito qualcuno che vi abbia dato un’occhiata iniziale. Dopo pochi minuti arriva un’infermiera che vi dice di pazientare un altro po’, quantomeno per avere una barella poiché sono tutte occupate; non bene. Vi risiedete e aspettate ancora, e ancora, e ancora… E’ tarda notte e la situazione non è migliorata, fanno male le gambe e la schiena incomincia a sentire gli acciacchi, a condire il tutto vi è il sonno. Gli infermieri vi liquidano con le stesse risposte, invitando “gentilmente” a pazientare. Non ce la fate più, vi sdraiate a terra. Ebbene sì, vi coricate a terra perché mancano le barelle. Mancano le barelle… 
La foto pubblicata sul “Corriere della Calabria”lascia poche parole. Vedere un malato sul pavimento, rannicchiato e lasciato in un angolino fa piangere il cuore, e dà molta rabbia. Episodi del genere non sono nuovi alla cronaca, tant’è che nell’ospedale di Paola (CS)vi è stato un periodo in cui delle bare passavano tra i pazienti, vista la situazione precaria dell’obitorio (insetti, tubi e fili elettrici che sbucano dal pavimento, incapienza et cetera). Nell’ospedale di Reggio Calabriasi “ingessò” con un pezzo di cartone, e anche le recensioni parlano chiaro (utente x: “Ho messo 1stella solo perché almeno una bisogna metterla per commentare. Non è un ospedale è un campo di battaglia: Prenotazioni al cup mai disponibili, personale che non ha idea di cosa stia facendo e dove si trovi, sgarbatezza ovunque, sporco e condivisioni estremamente precarie in estate tali da creare mancamenti (in molte stanze e nelle sale d’aspetto manca aria condizionata). Medici incompetenti che credono di essere Gesù in terra. Ti salvi e ti prestano attenzione cosa che è un diritto, solo se “conosci”. Ovviamente ci sono rare eccezioni, circa 2% del personale. Il resto non sarebbe in grado nemmeno di riscaldare un uovo”).
L’ultimo caso di mala sanità è proprio quello di Rossano. Fatti del genere fanno emergere, oltre la rabbia, un senso di inadeguatezza, quasi come dire "ma è questa la mia Calabria?". La risposta, duole dirlo, è sì. La Calabria, la Punta dello Stivale, terra della Magna Grecia, di Pitagora, di Cassiodoro, di Telesio e Campanella, non è in grado di garantire pienamente il diritto alla cura. Politici di destra e sinistra, sia a livello nazionale che non, fanno "cucù" con i soliti piani di trita e ritrita per "rilanciare il Sud", "ridare una sana sanità" (anche i giochi di parole ...); a momenti sembra tutto chiaro, lineare e positivo, peccato si tratti appunto di momenti.
La domanda è: avremo mai una Calabria in grado di curare dignitosamente i propri abitanti, senza il rischio di finire come una pallina da ping pong da un ospedale all'altro? E ancora: ci sarà mai l'occasione di riscattare quelle menti giovani e geniali frante da un sistema gestionale arrugginito e a dir poco fatiscente?
Nessuno di noi ha la sfera di cristallo, pertanto mi limito ad invitare tutti quei politici "burloni" a porre uno sguardo sulla loro coscienza, sempre se sia ancora visibile e non annebbiata dalle ormai quotidiane menzogne presentate nelle loro "campagnette" elettorali. Pensateci bene, pensiamoci bene. Quella persona a terra potremmo essere noi, o un nostro caro. Porterebbe rabbia, vero, vedere un nostro parente e/o amico in quelle condizioni?
Bene, quella rabbia va tramutata in qualcosa di produttivo, giusto, diverso, in risposta a tutte le problematiche simili a questo caso. E la prima cosa da fare è abbandonare l'omertà mentale che ci pervade, pensare un po' di più agli altri e imparare a non sottovalutare mai niente, in particolare i campanelli d'allarme come questi. 
Chi ha il potere in mano agisca, chi non lo ha lo faccia usare, naturalmente con cognizione di causa.

Aldo Maria Cupello
aldocupello6@gmail.com



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