sabato 9 giugno 2018

“FRONTIERA” E COERENZA. UNA QUESTIONE DI SCHEMI.

Rubrica di Attualità: Pensare fuori dalle righe.


È più forte di me … in momenti come questi, avverto un grande senso di confusione e di contraddizione, quasi di inquietudine. Non so se avete presente quei momenti in cui hai lo stomaco contratto e la voglia di spaccare a testate il muro; ecco questo è uno di quei momenti. Perché? Lo spiego subito …

Qualche settimana fa, durante il giro d’Italia, si sono levate da diverse parti (cittadini, istituzioni, partiti politici, ecc …) critiche per il becero modo di alcuni giornalisti Rai con il quale sono stati presentati un paio di paesi della Calabria e della Sicilia. Tra questi paesi c’era il mio. 

In quelle ore era un continuo di messaggi, articoli, post sui social: tutti erano indignati. Giusto – mi sono detto. Non si può sfregiare l’immagine di un paese in diretta nazionale. Bisogna avere delicatezza, tatto, comprensione per una terra che a fatica, lentamente, si sta rialzando dopo anni di violenza, morte e silenzio. Con un po’ di fatica ho compreso anche il malumore di tanti miei concittadini che, ancora una volta, si son sentiti gettati addosso l’etichetta di una storia che pesa a tanti di noi. Pesa ai parenti di quegli oltre dieci morti ammazzati dei quali ancora non si conosce il nome degli assassini e dei mandanti; pesa a quelle mamme, quei fratelli e quelle sorelle che non hanno nemmeno una tomba dove piangere i loro cari perché i loro corpi son spariti chissà dove; forse nell’acido, forse infondo al mare, magari in una di quelle navi che – si dice – non esistano. 

Ieri, invece, a Catanzaro si è concluso il processo “Frontiera”; processo che vede alla sbarra quasi la totalità del cosiddetto "Clan Muto". Sono state date pesanti condanne e assoluzioni, se non assurde, almeno poco comprensibili. Sarà un limite mio, ma io non riesco a capire mai com’è possibile che se per un detenuto si chiedono venti anni, poi si finisce con un’assoluzione. Ma che sono limitato – io – l’ho sempre saputo. Tuttavia il processo ha portato ad una grande svolta: 191 anni di carcere circa per 24 persone. Che significa? Lo Stato c’è e si sta riappropriando del suo territorio. 

Ecco … da ieri speravo di vedere un post, una dichiarazione ufficiale, almeno di chi si è costituito parte civile, dei cittadini. Niente … Perché in questi casi non c’è una passerella da solcare, un voto da guadagnare, un’immagine da rifarsi. Non c’è nemmeno un morto da piangere. E allora perché scrivere? Perché dire qualcosa?

Ci si copre sempre con il maledetto alibi: “lo stato è assente”. Ecco lo Stato sta celebrando un importante processo in Calabria (per la verità più di uno ne sono in corso), ma lo Stato non sono solo le istituzioni, siamo prima di tutto noi cittadini. Eppure preferiamo il silenzio. 
Ma non succede solo in Calabria. Ad Ostia – a pochi km da Roma – Federica Angeli si è vista costretta ad annullare la presentazione del proprio libro, attaccando frontalmente i propri concittadini, per svegliarli. Per fortuna c’è riuscita e, non solo i cittadini di Ostia, giovedì prossimo scenderanno in strada per dimostrare che sono a fianco dello Stato nel processo contro il famoso “clan Spada”, quello della testata al giornalista, e - magari - l’aula del tribunale di Rebibbia non sarà più piena solo di avvocati, giornalisti e dei parenti o tifosi (perché ci sono anche quelli) degli imputati, ma anche di cittadini onesti che ci mettono la faccia. 

Ma sì … infondo i miei amici me lo dicono sempre: “Giuseppe, non tutti ragionano come te. Hai tanti schemi, aspettative”. Boh … penso che sia vero. Hanno ragione. Però, secondo me, la coerenza ed il coraggio non sono schemi. Sarà uno schema anche questo? 

Un pensiero – alla fine – lo voglio rivolgere a quegli uomini e quelle donne che per diversi anni non abbracceranno i loro familiari. L’ho fatto tante volte, lo voglio rifare oggi: “Voi potete essere, con il vostro affetto e la vostra decisione, un importante pungolo che spinga i vostri cari a cambiare vita. Voi potete, con la sofferenza che portate nel cuore, prendere delle decisioni per invitarli a riflettere, a cambiare vita, a rinascere. Stategli accanto, ma nella verità! Voi potete, noi stiamo accanto a voi”. 


Don Giuseppe Fazio





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