RUBRICA DI ATTUALITÀ: PENSARE FUORI DALLE RIGHE
Venerdì 23 Marzo 2018 alle ore 10.30 presso i
licei di Cetraro (Cs), grazie alla disponibilità del Preside, il prof. Graziano di
Pasqua, ed alla collaborazione della Prof.ssa Vilma Gallo, presenteremo un
libro importante dal titolo “Ho incontrato Caino. Storie e tormenti di vite
confiscate alle mafie”.
È ormai da tempo, infatti, che i licei
cetraresi dedicano uno o più giorni all’anno per riflettere sulle tematiche
della legalità. Tra i tanti incontri ricordo quelli ai quali ho personalmente partecipato: nei primi due abbiamo avuto la fortuna di ascoltare le testimonianze
forti di Federica Angeli e di Tiberio Bentivoglio, due persone costrette a
vivere sotto scorta perché hanno scelto da che parte stare; con loro abbiamo
visto che vale la pena continuare a sperare e lottare per la nostra libertà.
Lo
scorso anno abbiamo presentato il libro intitolato “Al posto sbagliato” per
smontare quel luogo comune secondo il quale esiste un codice di onore mafioso che rispetta le donne e i bambini innocenti. Ancora ricordo i volti e le espressioni di molti ragazzi mentre l’autore, Bruno
Palermo, ripercorreva alcune delle storie dei 108 minori uccisi dalle mafie
d’Italia negli ultimi cento anni circa.
Quest’anno abbiamo deciso di affrontare
l’argomento da un’altra prospettiva. Insieme a don Marcello Cozzi, autore del
libro, e a don Ennio Stamile, referente “Libera” per la regione Calabria,
parleremo di come è possibile fare un
passo indietro.
Spesso quando si parla di mafia si parla
soltanto di denuncia (cosa
sacrosanta) o di assistenza alle
vittime (sensibilità per fortuna in crescita negli ultimi anni); più difficilmente
si parla di recupero.
Se è vero che la ‘Ndrangheta, come ogni altra
mafia, è per la società un cancro è altrettanto vero che, rispetto alla
malattia che il nostro corpo può contrarre, le cellule mafiose possono essere
recuperate. Le storie raccontate da don Marcello ci dicono che ciò, anche se
costa fatica, è possibile.
È possibile per colui che ha scelto
consapevolmente la via dell’illegalità, come per coloro che hanno sposato
inconsapevolmente o magari non con piena coscienza un mafioso. Allo stesso
modo è possibile per il ragazzo che ha frequentato la compagnia meno opportuna come per il boss che ha scalato le gerarchie mafiose con impressionante
velocità.
L’incontro del prossimo 23 Marzo allora vuole
avere un duplice aspetto:
1)
Da un
lato far vedere che finché si è in vita c’è possibilità di porre rimedio ai
propri errori. Quanto questo sia importante per ragazzi che si affacciano alla
vita e che spesso percepiscono i propri piccoli o grandi errori come dei macigni
indistruttibili è inutile che lo sottolinei.
2)
D’altro
canto questo incontro vuole essere anche una sorta di mano tesa verso chi forse nel proprio cuore medita di fare un passo
indietro e non può farlo o, forse, si sente troppo solo per farlo. Ho
incontrato Caino … il primo ad averlo incontrato, dopo l’omicidio di Abele, fu
Dio il quale pose un segno sulla sua fronte perché nessuno stendesse la mano contro
di lui. Forse, anzi sicuramente, questo gesto Dio l’ha compiuto nella speranza
che Caino potesse tornare sui suoi passi così da poterlo riaccogliere a casa.
Forse permise a Caino di vivere perché Cristo, vero Abele, potesse andargli
incontro per portare anche a lui quello sconvolgente annuncio: “Io non voglio la morte del peccatore,
ma che si converta e viva” (Ez 33,11).
Nella mia esperienza di servizio nel
carcere di Rebibbia tante volte ho incrociato gli occhi di Caino e tante volte
ho avuto la gioia di veder rinascere in quegli occhi la luce di un uomo nuovo.
Tutte quelle volte ho sperimentato la
gioia di una vittoria ben più grande di quella che si vorrebbe provare
estirpando queste persone dalla faccia della terra: è la gioia della
risurrezione di chi vede un uomo che era morto ed ora è tornato in vita (Cfr. Lc 15,24).
don Giuseppe Fazio
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