sabato 18 novembre 2017

NOI NON SIAMO COME LORO (?) (Sulla morte di Totò Riina)

Rubrica di Attualità: Pensare fuori dalle righe.




“Noi non siamo come loro”. E’ la celebre frase che Borsellino ripeteva e si ripeteva proprio in riferimento a chi, come Totò Riina, aveva fatto della violenza e della morte uno stile di vita.
Proprio a partire da queste parole penso che, se  Falcone e Borsellino oggi fossero vivi, ci stupirebbero ancora una volta, magari con poche parole, ma incisive, come erano soliti fare.

Dinnanzi alla serie di commenti festosi e gioiosi espressi poche ore dopo la diffusione della notizia della morte di Riina, loro magari avrebbero commentato con una frase simile: “nella morte di un uomo non c’è nulla da festeggiare. Anche perché la morte di quest’uomo non vuol dire la morte di quel cancro che egli ha contribuito a far crescere”.

Forse avrebbero risposto così … io ne sono sicuro, ma ammetto una possibilità di errore.
Sono tanti i pensieri che mi frullano in testa da ieri e tra questi ritorna con una certa prepotenza questa frase: “io non sono come loro”.

Mi scuserete, ma non riesco a fare festa, come ho gioito per l’arresto di Provenzano (all’epoca dell’arresto di Riina ero troppo piccolo per capire cosa stesse succedendo) e di altri. No, non ci riesco proprio. E non riesco neppure a dire: “spero che Dio gliele faccia pagare tutte”. Non riesco da uomo e ancor di più da cristiano e da diacono. Avrei festeggiato se si fosse convertito, se avesse collaborato, se avesse rinnegato il male che ha fatto, ma per la sua morte non c’è nulla di cui festeggiare.

Piuttosto nel mio cuore trovo soltanto sentimenti di tristezza. Tristezza per lo spreco di una vita, anzitutto, come ha ben sottolineato Padre Maurizio Petricello. Tristezza per il tanto male che quest’uomo ha fatto a tante persone, che non PUO’ e non DEVE essere dimenticato; per il male che ha fatto a se stesso ed alla sua famiglia.

Quasi mi sento un alieno leggendo le molte parole SPRECATE da tanti, anche “cattoliconi”.

Ben inteso qui non si tratta di perdono, pietà, compassione (e anche qui ci sarebbe tanto da dire), ma davvero di essere “diversi”. Quando morirono Falcone e Borsellino, Riina festeggiò. Io non sono come loro per cui oggi non ho nulla da festeggiare.

Vi sembrerà strano, forse anche assurdo, ma io ieri ho pregato per Riina. Ho pregato per la Sua anima, ho pregato per i suoi familiari e per tutti coloro con i quali egli sparse tanto male. Per lui ho chiesto il dono di quella Misericordia che forse umanamente non oserei neppure sperare; per i familiari ho chiesto il dono della consolazione e per i suoi “colleghi” il dono della conversione.

Si, ieri ho pregato per loro, come continuo a pregare per tutte quelle persone che anche nella nostra bella Calabria continuano a diffondere questo male chiamato ‘Ndrangheta.
A molti ben pensanti sembrerà strano, ma io sono ORGOGLIOSO di non essere come loro. Non solo perché non compio le loro azioni, ma anche perché il loro modo di pensare e di vivere non mi appartiene e tra questi c’è anche il “gioire per la morte”.

Più che una giornata di festa dovrebbe essere una giornata di riflessione per mettere in discussione la nostra vita, per farci capire che ogni uomo ha un limite che non può sorpassare con le sue proprie forze: la morte.
Come ha scritto Giulio cavalli, “la ferocia contro Riina non ci renderà migliori”, tanto più se da domani continueremo a chiedere raccomandazioni e favori; se continueremo a vivere nella logica del compromesso e dell’arrivismo; se continueremo a volgere il nostro sguardo dall’altro lato quando il male dilaga.

A voi sembrerà strano, ma io ieri ho pregato per lui e per quanti ancora, essendo ancora vivi, continuano a fare ciò che lui ormai non può fare più. Ho pregato e continua a pregare per i miei compaesani in carcere, per le loro famiglie.
A voi sembrerà strano, come fu quando un tizio ebbe a dire queste parole: "Avete inteso che fu detto: amerai il prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? non fanno così anche i paganti? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,43-48).
A voi sembrerà strano, ma “io non sono come loro”. 


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